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Maldini: “Addio al Milan? Non c’è stato rispetto. Su Cardinale, Scaroni e il budget…”

L’intervista dell’ex direttore dell’area tecnica del Milan Paolo Maldini a Repubblica: retroscena sul calciomercato e sui rapporti con Scaroni e Cardinale

Maldini a distanza di sei mesi dall’addio al Milan, con l’esonero deciso dai vertici del club per lui il ds Ricky Massara, rompe il silenzio e parla per la prima volta dei motivi dell’addio ai rossoneri. Sulle pagine di Repubblica, l’ex direttore dell’area tecnica del Milan ha svelato diversi retroscena sui rapporti con Scaroni e Cardinale, ma anche sulle mosse e sul budget del calciomercato.

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Maldini: “Cardinale ha giustificato il licenziamento per i cattivi rapporti con Furlani”

Perché ho aspettato così tanto? Avrei parlato troppo di pancia. Ma ora è maturo il tempo per analizzare quanto è accaduto con quella serenità che la distanza temporale permette. Mi piace essere onesto e prendermi le mie responsabilità, ma vorrei che le cose venissero considerate nella loro effettività e valutate nella maniera giusta“, ha detto Maldini a Repubblica.

Sull’addio al Milan: “Se una proprietà vuole cambiare l’organigramma, ne ha il diritto. Anche in questo caso, però, le modalità sono importanti e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli“.

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Maldini: “Avevo presentato un piano per vincere la Champions: nessuna risposta”

Su Cardinale, che l’ha accusato di essere un individualista: “Confonde l’individualismo con la volontà di essere responsabile nel prendere le decisioni previste dal mio ruolo e magari nel pagarne le conseguenze, trascurando peraltro le prerogative che il contratto, che lui ha firmato, mi attribuiva. Io non mi sono mai sottratto al confronto quotidiano. Rapporto con lui? L’ho incontrato di sfuggita in occasione di qualche partita di Champions. Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi“.

Sul giorno dell’addio: “Cardinale mi ha chiamato per colazione, mi ha detto che voleva cambiare e che io e Ricky Massara eravamo licenziati. Gli ho chiesto perché e lui mi ha parlato di cattivi rapporti con Furlani. Allora io gli ho detto: ti ho mai chiamato per lamentarmi di Furlani? Mai. C’è stata anche una sua battuta sulla semifinale di Champions persa con l’Inter, ma diciamo che le motivazioni mi sono sembrate un tantino deboli“.

Ancora sul licenziamento: “Io credo che la decisione di licenziare me e Massara fosse stata presa molti mesi prima. D’altronde il contratto, di due anni con opzione di rinnovo, mi era stato rinnovato solo il 30 giugno 2022 alle 22. Credo che all’epoca sarebbe stato troppo impopolare mandarci via, perché avevamo appena vinto lo scudetto“.

Passando alle strategie del calciomercato: “Cardinale voleva vincere la Champions. Io gli dissi che era necessario un piano triennale. L’ho preparato con Massara e con un mio amico consulente. Erano 35 pagine: raccontavo i 4 anni trascorsi e gli obiettivi, secondo una strategia sostenibile economicamente, ma con la necessità di un salto di qualità. Risposte? Nessuna“.

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Maldini: “Scaroni parla di unità, ma lasciava lo stadio quando il Milan pareggiava”

Sul budget: “Nelle squadre di calcio in genere la previsione di budget va affrontata intorno a marzo, ma il mio settore, tra l’altro il più importante, era l’unico per il quale non se n’era ancora parlato. Non si può aspettare giugno per programmare il mercato. Quattro giorni prima del licenziamento, Furlani mi ha comunicato molto imbarazzato che il budget sarebbe stato molto basso. Dopo la nostra partenza, è finalmente raddoppiato, al netto cioè della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente cresciuto, in linea con il piano che avevamo inviato. Il nostro documento strategico deve essere diventato improvvisamente fonte di ispirazione!“.

Su Scaroni, che ha dichiarato che ora il gruppo di lavoro è unito: “Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan. Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili. Anzi. In tribuna l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico. Mentre me lo ricordo puntualissimo in prima fila, quando abbiamo vinto lo scudetto“.

Infine, sul proprio futuro: “Per il mio lavoro le alternative al Milan sono molto limitate. Non potrei mai andare in un’altra squadra italiana, eventualmente valuterei solo l’offerta di una squadra straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. L’Arabia potrebbe essere una opzione stimolante, chissà“.