Carattere e innovazione, la Danimarca cambia volto: dopo la sconfitta netta contro la Germania Niels Frederiksen ha deciso di stravolgere la squadra, passando da un sistema a 4 difensori a un più classico 3-5-2, mossa vincente per battere l’Austria e tornare a sperare nella qualificazione. Uno schema che ha valorizzato la squadra e in particolare chi non aveva trovato spazio con la linea a quattro. Joakim Maehle è l’emblema di tutto ciò: in panchina nella gara d’esordio, titolare e autore di una doppietta nella seconda partita.
Gol pesanti per portare due volte in vantaggio la sua squadra: sì è lui il profilo giusto da cui riparte la Danimarca a caccia di un posto nei quarti di finale. È un terzino, si trova meglio partendo più vicino alla linea dei centrocampisti e ama attaccare la profondità. E non è un caso infatti, per quanto la sua posizione naturale vada in altra direzione, che si sia iscritto anche lui al ristretto club dei migliori marcatori del torneo. La quota massima al momento è quella di due tre gol dei tedeschi Waldschmidt e Richter, lui insegue a quota 2 assieme a Chiesa (l'altro capace di segnare più volte in una partita), e Krystian Bielik (in foto), l'autore del gol di Italia-Polonia.
Fa già gola a molti club, in particolare in Olanda e in Inghilterra che sono storicamente i principali Paesi di transito dei migliori calciatori danesi. Il Genk degli ultimi anni ha spesso lanciato talenti di altissimo valore: da Courtois a Koulibaly, da Milinkovic-Savic a De Bruyne (in foto). Maehle vuole essere un degno erede di questa tradizione di campioni esportati, lanciato improvvisamente da un cambio di modulo che ha stravolto in un colpo solo la Danimarca, la sua estate e probabilmente anche il destino del Gruppo B di Euro Under 21.