Dodici anni. In Inghilterra direbbero: "Feel old yet?". Ne è passato di tempo, forse non sembra. Quasi un altro mondo, certamente un altro calcio, di sicuro un'altra vita.
Un gol che i tifosi dello United ricordano bene. Ma non solo. Perché quel viaggio Roma-Manchester nel 2007 non l'ha fatto solo un ragazzino ma anche chi l'ha seguito per vedere cosa avrebbe fatto Kiko in Inghilterra.
La storia di Federico Macheda non è un segreto. In UK qualcuno ha scritto: "From Golden Boy to nomad". Da stellina a stella cadente. Con un una parabola iniziata esattamente 12 anni fa.
Era il 5 aprile 2009 e un 17enne romano conquistava i tifosi del Manchester United con un gol che "nessuno potrà mai dimenticare". All'esordio.
L'assist di Giggs (18 anni più 'anziano' di lui), l'esultanza di Ferguson in panchina, la corsa dei compagni ad abbracciarlo, la ricerca di papà Pasquale sugli spalti. Dieci anni fa, quasi come fosse ieri. Macheda allora come Bruce nel '93, Cantona nel '96, Solskjaer nel '99.
La storia di chi ce l'aveva fatta trovando nel calcio il proprio riscatto.
Gli occhi degli osservatori dello United quando era nelle giovanili della Lazio, poi la gara di Champions contro la Roma che portò nella capitale Ferguson e quell'incontro in hotel con Federico e la famiglia. "Mi diede una maglia con il mio nome e il numero 9 sulle spalle. Ed anche un'altra di Cristiano Ronaldo".
Presto il trasferimento. Seicento sterline al mese all'inizio per un fraintendimento sullo stipendio, il clima di Manchester che metteva depressione. Il cibo? Lo odiava. E non sapeva l'inglese. "Volevo andarmene dopo un giorno", raccontò in un'intervista del 2017. Poi però iniziò a fare colazione con Giggs e Ronaldo e tutti quegli aspetti negativi hanno lasciato spazio ai pensieri di campo.
Gol su gol nelle giovanili, Solskjaer come allenatore. Da lì la prima squadra e quel gol che ha portato su Macheda i riflettori di mezza Europa ma anche le luci delle discoteche che ha iniziato a frequentare. E, si sa, ai tabloid inglesi queste performance extra-campo non sfuggono mai.
A metà della stagione 2010/2011 gli venne suggerito il prestito. Come una pausa da Manchester e dallo United. Questo il consiglio di Ferguson, che non era d'accordo però ad un suo ritorno in Italia. Su Kiko c'erano l'Everton, il Sunderland e non solo. E Fergie preferiva una soluzione 'vicina' così "poteva tenermi d'occhio". Ma... "ho insistito per l'Italia e quello è stato il peggior errore della mia vita".
Sei mesi alla Samp chiusi con la retrocessione, poi il ritorno allo United. Da lì via di nuovo in prestito: QPR, Stoccarda, Doncaster, Birmingham, poi Cardiff, Nottingham Forest. Nell'estate 2016 si svincola e solo a dicembre trova una nuova squadra. Di nuovo in Italia, in B, al Novara.
Dal settembre 2018 è al Panathinaikos.
Girovago, tante squadre, città, esperienze, stop, infortuni. Da quello che era a ciò che poteva essere. Fino al presente. Un ponte lungo più una decade, oggi, da quel gol che compie 12 anni e che nonostante tutto "nessuno potrà mai dimenticare".