Non è difficile capire perché Luca Rigoni sia diventato un allenatore. Forse ve lo ricorderete con la maglia del Palermo, quando insieme a Paulo Dybala e Franco Vasquez ne fece tre al Napoli di Rafa Benitez, oppure con la maglia del tanto amato Chievo Verona, che oggi non c'è più. In carriera, però, ha avuto la fortuna di essere allenato da maestri come Gian Piero Gasperini, Ivan Juric e Beppe Iachini.
Oggi siede sulla panchina della Primavera del Vicenza e ai microfoni di gianlucadimarzio.com ha ripercorso i suoi vent'anni vissuti da calciatore professionista. Il Lane è una questione di famiglia: "Mio padre fece una presenze in prima squadra ma all'epoca scelse di lavorare e scese nei dilettanti. Oggi fa il commerciante. Io entrai nelle giovanili a tredici anni".
Beppe Iachini, il filo conduttore
Appena diciottenne debutta con i grandi nel 2003 ma è con l'arrivo di Iachini nella stagione successiva che le cose diventano serie: "Mi ha fatto diventare titolare. Lui è stata una figura di riferimento. Dopo Vicenza sono passato alla Reggina ma per Mazzarri non ero ancora mentalmente pronto e sono sceso in B al Piacenza dove l'ho ritrovato. Mi ha poi voluto a tutti i costi al Chievo e l'ho ritrovato a Palermo".
La scaramanzia di Iachini e le incompresioni con Zamparini a Palermo... Poi il pallino Genoa
In rosanero ha vissuto la sua migliore annata dal punto di vista realizzativo - nove reti da centrocampista (dietro solo a Marco Parolo con dieci) - facendo da chiocchia anche a giocatori come Paulo Dybala e Andrea Belotti: "Forse sono stati gli anni più belli per me. Siamo arrivati undicesimi dopo la promozione dalla Serie B. Ricordo Iachini... Quanto era scaramantico! In panchina doveva indossare sempre gli stessi vestiti e l'immancabile cappellino. L'estate successiva avevo tanto mercato ma Zamparini, all'epoca presidente, non ha voluto cedermi. In campionato siamo poi partiti male perché la squadra era stata smantellata. Zamparini decise di mettere fuori rosa me, Daprelà e Maresca per un mese. Da lì decisi di andarmene. C'erano tante offerte, anche da grandi squadre, ma scelsi il Genoa".
Ma perché proprio i rossoblù? Semplice, un pallino d'infanzia, oltre a quello di Van Basten, di cui aveva il poster in camera: "Ho sempre avuto questa ammirazione per i tifosi genoani, il Marassi, la storia gloriosa che ha... Simpatizzavo per loro insomma".
Vicenza: da una scelta di vita al ritiro forzato
Rigoni ha poi giocato fino al 2020 in Serie A con il Parma, quello di Gervinho, Bruno Alves e Dimarco, prima di scendere in C: "Ho fatto una scelta di vita. Ho firmato un contratto di tre anni, abbiamo centrato subito la promozione, poi ci siamo salvati in B. Poi nel 2022, con Brocchi in panchina, sono rimasto ai margini. Non mi coinvolgeva nonostante la società credesse ancora in me. Per il bene di tutti ho deciso di ritirarmi nel mezzo della stagione anche se a 37 anni stavo ancora bene fisicamente".
La nuova vita da allenatore
Ma come si dice... Chiusa una porta, si apre un portone. Stop solo al calcio giocato. Non al profumo dell'erba e degli spogliatoi. La dirigenza aveva già pensato a un ruolo ad hoc per lui e Rigoni non ha perso tempo. Due mesi dopo l'addio si è messo sotto con il corso UEFA A a Coverciano per prendere il patentino e per la stagione 2022/23 gli è stato affidato l'Under 17 del Vicenza: "Subito ero titubante perché comunque dovevo rapportarmi con ragazzi che avevano sedici anni. Dovevo un po' tornare indietro nel tempo. Poi ho capito che i giovani vanno trattati come uomini. Solo così ricevi il massimo da loro".
Alla prima esperienza vince lo scudetto di categoria perdendo solo due partite, quanto basta per venire "promosso" con la Primavera: "Mi ispiro all’idea di calcio di Gasperini ma ho appreso tanto anche da Pioli, Sannino e Gregucci. Una parola per descrivermi? La mia convinzione è che il lavoro batta di gran lunga il talento. Diciamo che sono ossessionato...". E chissà se questa ossessione lo porterà lontano, di certo le basi non mancano.