“Credimi, una gioia così non pensavo di poterla vivere nemmeno nel mio sogno più bello”. Gli occhi lucidi durante l’esultanza (Fotogallery in alto) per la rete del 2-1 contro il Padova arrivata in pieno recupero, adesso lasciano spazio a un’emozione per quanto possibile ancora più intensa. Quella curva impazzita di gioia per sua rete, Luca Garritano la conosce meglio di chiunque altro.
Lui, cosentino di nascita e figlio del San Vito-Marulla: “Sono cresciuto in una casa praticamente attaccata allo stadio, i miei genitori vivono ancora lì e anche io fino a qualche settimana fa. Da bambino – racconta proprio Garritano ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – passavo i miei giorni giocando per strada proprio fuori dalla stadio, poi quando scendeva in campo il Cosenza andavo a vedere le partite in curva. L’ho fatto fino ai 14 anni, prima di andare all’Inter. Segnare per la prima volta con questa maglia nel recupero davanti ai tifosi e vederli esplodere di gioia è stata una gioia immensa, unica”. Oltre che un toccasana per la classifica, che oggi vede la squadra di Braglia al 14esimo posto in Serie B a quota 14 punti.
Il bimbo in arrivo, il 24, Talyta e il ritorno a Cosenza
Garritano a Cosenza è tornato la scorsa estate in prestito dal Chievo. Lo ha fatto dopo “10 anni in giro per l’Italia. Inter, Cesena, Modena, Chievo, Carpi e adesso…”. Il film che Garritano sognava da tempo: “Quando questa estate è arrivata la chiamata del Cosenza non ci ho pensato un attimo. Per me questa squadra non sarà mai una seconda scelta. Mai. E poi credo molto nelle coincidenze del destino”, racconta Garritano.
“Tra pochi giorni diventerò padre per la prima volta nella mia vita e sono troppo felice che il mio bimbo nascerà a Cosenza”. Gli occhi tornano a brillare e diventano ancora più dolci quando il pensiero si sposta su Talyta, la sua compagna: “E’ la donna che mi ha cambiato la vita”. Il feeling tra i due è davvero forte e il 24, numero di maglia scelto dal duttile centrocampista classe 1994 nella sua avventura in rossoblù, è legato proprio a lei: “E’ la sua data di nascita”, racconta innamorato. Di Talyta, della vita e del suo Cosenza.
"L’Inter e Zanetti: non dimenticherò mai quella volta alla Pinetina che…"
A 14 anni il trasferimento a Milano, sponda Inter. “Un trauma all’inizio, poi mi ci abituai. I dirigenti nerazzurri mi notarono nel Real Cosenza, mi bloccarono a 12 anni, ma solo due anni dopo mi trasferii al nord”. Dove per Garritano le soddisfazioni non sono di certo mancate: “Nel 2012 l’esordio in Europa League in trasferta contro il Neftchi Baku, poi pochi mesi dopo la prima a San Siro contro il Parma. In panchina c’era Stramaccioni. Soddisfazione speciale, per me e per tutta la mia famiglia”, racconta Garritano.
Che non dimenticherà mai un allenamento alla Pinetina. “Ero aggregato alla Prima squadra ormai da qualche settimana. Per via del mio ruolo nelle partitelle in allenamento mi capitava di ritrovarmi davanti quasi sempre Zanetti. Ricevevo palla e la scaricavo subito, ma un giorno Javier si fermò e mi disse… ‘Garri, puntami. Miglioriamo tutti e due così’. Lui, Zanetti, 20 anni più grandi di me e con la bacheca piena di trofei, che aveva ancora voglia di migliorare. Quelle parole fecero scattare una scintilla in me”, ricorda Garritano.
Campo, sogni e… fornelli
“Futuro? Sono del Chievo, ma ancora è presto per parlarne”, ammette il ragazzo. L’esordio con l’Inter, poi Cesena e Modena: “Due piazze incredibili – racconta Garritano – lì il calcio è passione. Cesena mi ricordava molto Cosenza, una famiglia. Anche Modena, quanti ricordi. E che dispiacere adesso per il momento brutto che stanno attraversando. Ma si rialzeranno”. Un po’ come accaduto al Cosenza (“Lo seguivo anche in D, sempre in curva”), che oggi lui stesso trascina in B. Campo e… fornelli, l’altra grande passione di Garritano: “Faccio una carbonara che non ti dico…”, sorride. Chef che ha già in mente il suo menù da campione: “Sogno di essere il protagonista della cavalcata del Cosenza verso la Serie A”. Un sogno che Luca Garritano immagina fin da piccolo. Quando il campo era la strada, il San Vito sembrava irraggiungibile e il cuore – ieri come oggi – batteva solo per il rossoblù.