“Ci aspetta un’altra notte con la tachicardia, prima del Real Madrid, ma non vediamo l’ora”. Massimo Torriani rispondeva al telefono scherzando: il padre del giovane portiere del Milan aveva già avviato il count-down per la partita successiva. Torriani, classe 2005, era diventato a sorpresa il portiere titolare dei rossoneri per la tournée americana, dopo l’infortunio di Marco Sportiello. Aveva giocato per novanta minuti contro il Manchester City ed era piaciuto a tutti: ordinato con i piedi sotto il pressing degli uomini di Guardiola, elegante in una parata su Haaland che probabilmente, a casa, incorniceranno. “Lorenzo è carico, lo sentiamo tranquillo e pronto. Noi invece siamo emozionatissimi”, ha raccontato papà Massimo a gianlucadimarzio.com. E chissà quanto si sarà emozionato oggi, martedì 17 settembre, quando Lorenzo ha preso il posto di Maignan e quindi esordito in Champions League contro il Liverpool.
La nostra intervista a Massimo Torriani, padre di Lorenzo, portiere del Milan
“È qualcosa di unico e inaspettato, Lorenzo viene da due anni di panchina. Prima è stato aggregato in Primavera e sapevamo che avrebbe giocato poco. L’anno scorso invece pensavamo ci sarebbe stata qualche occasione in più, ma per Abate era il terzo portiere. Ora vederlo giocare insieme ai grandi, i calciatori veri, è bellissimo”. Tutta l’emozione della famiglia Torriani traspare dalla voce di Massimo. Parla con il sorriso, facile percepirlo. Poi ci porta dietro le quinte, sul divano di casa: “Quando gioca Lorenzo lo guardiamo da soli, non vogliamo che ci siano altri amici o parenti in casa. Solo mia moglie, mia figlia ed io. La viviamo con un po’ di tensione anche se sappiamo che lui è sereno. Diciamo che partecipiamo anche noi, da casa. Potessimo ci metteremmo in porta accanto a lui”.
Da terza scelta in Primavera a titolare con i grandi, tutto è successo in fretta. Contro il Manchester City ha realizzato un primo piccolo sogno, e ora il tanto atteso esordio in Champions League contro il Liverpool. “Il piccolino ora è con i grandi”. Già, perché la sua storia parte da lì. Da quell’appellativo che, a pensarci oggi, fa sorridere. Lorenzo Torriani è alto praticamente due metri. 197 centimetri a esser precisi. Eppure, non è mai stato tra i più alti: “Si è sviluppato in altezza pochi anni fa, due o tre. Prima era sempre il più basso tra i portieri a disposizione. Eppure giocava sempre lui. E tutti gli addetti ai lavori si stupivano: ‘Gioca sempre il piccolino’”.
Torriani è al Milan da quando era bambino. La maglia rossonera ce l’ha cucita addosso. E pensare che la prima squadra a notarlo fu l’Inter: “Non aveva ancora compiuto i sette anni e giocava in porta al Città di Cologno. In un torneo a Concorezzo un osservatore dell’Inter lo nota e si presenta all’allenatore e a noi. La sua società, però, era affiliata al Milan: ci hanno detto di andare al Vismara a provare, è piaciuto e abbiamo capito che era l’ambiente giusto per lui: a otto anni ha firmato il suo primo tesseramento e oggi siamo ancora qui, più di dieci anni dopo”.
In rossonero un percorso bellissimo. L’anno più difficile? Strano a dirsi, ma… l’ultimo. “All’inizio ha avuto qualche infortunio. Poi quando ha capito che non avrebbe giocato per scelta tecnica, se non per qualche scappata in U18, ha rischiato di perdere un po’ l’entusiasmo. Noi familiari, insieme all'agente Giovanni Granito, sapendo gli sforzi che ha fatto, il suo amore per il calcio e il potenziale che Lorenzo ha, abbiamo insistito tanto affinché restasse concentrato e continuasse a credere nel suo sogno. Ora la sua occasione è arrivata: a fine stagione Tony Roberts, il preparatore della prima squadra, ha visto in lui una buona base e ha iniziato a lavorarci, costruendo un progetto”. Torriani, quindi, è stato aggregato in panchina a San Siro per un paio di giornate di Serie A, contro Genoa e Cagliari, e ha firmato il suo primo contratto da professionista, valido per i prossimi tre anni: “Poi è volato in Australia per l’amichevole contro la Roma, e a Vienna contro il Rapid ha giocato i suoi primi quarantacinque minuti”.
“Per noi tutti, ciò che Lorenzo sta vivendo è un sogno. Ma ero convinto che prima o poi questo momento sarebbe arrivato”, racconta il suo tifoso numero uno. “Non ho mai perso una sua partita, anche nei tornei in giro per l’Europa, Bielorussia compresa. E lui mi ha sempre dato quest’impressione: fuori dal campo è ‘il mio piccolo’, ma quando va in campo si trasforma, mi sembra più responsabile, più grande. Ora in America lo sento carico e felicissimo. Sportiello l’ha preso sotto la sua ala ultimamente. Lui è in gran fiducia, ha l’atteggiamento giusto per affrontare queste sfide. Tornerà con un carattere più forte e più consapevole”. La tappa successiva di questo bel viaggio è stata il Real Madrid. Ore 2:30 italiane della notte tra 31 luglio e 1 agosto, data cerchiata in rosso in casa Torriani: “Se giocherà, non gli devo dire niente. Sa già tutto. Deve continuare a fare ciò che sta facendo: impegnarsi, lavorare con umiltà e godersi questo bel momento”. Accanto a Lorenzo, in porta, con il cuore ci sarà anche lui, papà Massimo, il suo tifoso da sempre.