Il “Loco” Abreu si ritira dal calcio giocato a 44 anni
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Data: 10/06/2021 -

Il “Loco” Abreu si ritira dal calcio giocato a 44 anni

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L’attaccante ha annunciato che domani giocherà la sua ultima partita: “È il momento giusto, cala il sipario”
L’attaccante ha annunciato che domani giocherà la sua ultima partita: “È il momento giusto, cala il sipario”

“Qui è nato il calcio uruguaiano, 15 agosto del 1910”, è la scritta che campeggia su una tribuna dello stadio Belvedere, Montevideo, dove l’Uruguay giocò per la prima volta con la maglia celeste.  È in questo scenario ricco di storia che domani dirà addio al calcio giocato uno che a sua volta è un pezzo della storia del calcio uruguagio, Sebastián El Loco” Abreu. Giocherà l’ultima partita della sua carriera a 44 anni, difendendo il Sud América di Montevideo contro il Liverpool della capitale uruguaiana.

 

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I motivi del ritiro

“È il momento giusto, cala il sipario”, ha detto Abreu a ESPN Uruguay. “Dopo 26 anni prendo una decisione con convinzione, ovviamente. Capisco che sia il momento migliore per farlo, ora che sono ancora un giocatore valido, di Prima Divisione, e la squadra sta andando bene”.

 

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Una carriera da Loco

C’è sempre il momento dei saluti nel calcio, ma Abreu ha fatto di tutto per allontanarlo il più possibile, annunciando il ritiro a 44 anni. Saluta da nomade del gol, dopo aver giocato in 31 squadre (è un record) di 11 Paesi differenti nelle sue 26 stagioni di attività. La maggior parte passate in America Latina, ma c’è stato anche tempo per farsi conoscere in Europa con le maglie di Deportivo La Coruña e Real Sociedad.

Abreu, però, è stato soprattutto uomo di selección. Con la maglia celeste ha giocato 70 partite, segnato 26 gol, partecipato a due Mondiali (2002 e 2010) e vinto la Copa América del 2011.

 

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Indimenticabile il suo cucchiaio che, nel 2010, decise la serie di rigori fra l’Uruguay e il Ghana. L’istantanea che riassume perfettamente perché lo si conosca più con il soprannome Loco che con il nome di battesimo. Merito di un modo di vivere, dentro e fuori dal campo, tutto suo: scanzonato, estroverso.

Sentimentale e controverso, come quando per esultare per un suo gol nel Figueirense contro il Flamengo baciò il simbolo del Botafogo, storico rivale del Fla, che aveva nascosto sotto la maglia. Il gesto gli costò una giornata di squalifica, il prezzo da pagare per chi vive la vita alla sua maniera.



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