La notte del Re Leone: i "Llorente" del calcio possono ancora decidere
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Data: 18/04/2019 -

La notte del Re Leone: i "Llorente" del calcio possono ancora decidere

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Il centravanti di Pamplona manda il Tottenham in semifinale di Champions League e elimina la nemesi del centravanti, Pep Guardiola
Il centravanti di Pamplona manda il Tottenham in semifinale di Champions League e elimina la nemesi del centravanti, Pep Guardiola

In una partita folle - e in generale in una Champions League folle - può succedere anche che un centravanti puro e vecchia scuola come Fernando Llorente possa eliminare l'allenatore che è un po' la nemesi di questo ruolo: Pep Guardiola. E farlo con un gol rocambolesco, che la scampa anche al controllo VAR - che poi annullerà giustamente la rete del controsorpasso City al 90'. Insomma, era scritto che per una volta fosse la notte del Rey Leon di Pamplona ma basco di adozione, che all'Athletic è cresciuto dopo che i suoi genitori si sono trasferiti a Bilbao - quando lui aveva 10 anni -  e dove ha dato probabilmente il tempo migliore di sé. Per poi passare anche dall'Italia e giocare con la Juventus per due anni, a cavallo della staffetta Conte-Allegri.

Quella Juventus che da cui si è separato - forse un po' a malincuore - dopo due scudetti e altrettante Supercoppe, più una Coppa Italia. Llorente a Torino ha lasciato ottimi ricordi e tanti amici: "Ho sofferto molto per l'eliminazione della Juventus contro l'Ajax", ha detto ieri sera dopo la partita che invece ha portato il suo Tottenham in semifinale. Sarebbe stata ancora sfida alla Juve, come l'anno scorso agli ottavi, ma l'Ajax aveva decisamente altre idee. Fernando Llorente ha la faccia pulita del calciatore un po' all'antica, come se l'attualità sempre più sbiadita del suo ruolo - il tradizionale centravanti d'area di rigore - si fondesse con un modo di essere anch'esso "vecchia scuola". Lo spagnolo Campione d'Europa e del Mondo (non bisogna dimenticarsi nemmeno di questo) non ama spiattellare la propria vita privata sui social, né essere a tutti i costi un personaggio. E in campo fa il suo dovere anche quando viene chiamato in causa per pochi minuti.

I 111 gol e i 36 assist di Bilbao sono numeri di tutto rispetto e che non ha più replicato - ma che tuttavia gli valgono la chiamata della Juventus, che lo prende a parametro zero nel 2013. Il primo anno di Llorente coincide con l'ultimo di Conte e con l'arrivo di Tevez: con l'Apache forma una coppia da 35 gol in Serie A. Nando, così lo chiamano a Torino, ne segna 16 (34 presenze) ed è a tutti gli effetti un protagonista del terzo scudetto consecutivo bianconero. L'anno successivo, con l'arrivo di Morata, lo spazio si riduce, così come i gol. Llorente scala nelle gerarachie, nella Juve di Allegri che farà il double e sfiorerà anche il colpo in Champions League. La cessione al Siviglia va di pari passo con il primo vero periodo di flessione (soprattutto dal punto di vista realizzativo) della carriera. La stagione si conclude con la vittoria dell'Europa League - acciuffata con un gol nella fase a gironi della Champions proprio contro la Juve, che manda beffardamente i bianconeri al secondo posto che costerà il sorteggio e l'eliminazione contro il Bayern Monaco.

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Poi, poco altro. Così la nuova tappa del viaggio di Llorente è lo Swansea: non un grande club, ma il posto giusto per ritrovarsi: Llorente segna 15 gol in Premier e attira le attenzioni del Tottenham: London Calling, anche se gli Spurs certificano un ruolo ormai da comprimario. Anche i comprimari, però, hanno la loro occasione. Quella di Llorente arriva in una notte di aprile, dopo tante sportellate, pochi gol e tante panchine: Pochettino non ha Kane e una squadra decimata dagli infortuni; all'Ethiad si fa male anche Sissoko. Tocca a Fernando, che prima si fa parare un colpo di testa da Ederson e poi segna - non sa nemmeno lui come - quel gol. "Uno dei momenti più belli della mia carriera". Lo dice uno che qualcosina l'ha vinta. E i tifosi Spurs su Twitter impazziscono: "Sposami!", "Dategli un contratto, se lo merita: si è sempre fatto trovare pronto", "Llorente altro non è che Gesù". Non sarà proprio così, ma senz'altro è la dimostrazione che a volte anche i personaggi non da copertina possono diventare gli eroi di una favola.

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