L’importanza di una vittoria si misura dall’intensità degli abbracci al triplice fischio. La gravità di una sconfitta casalinga si percepisce ascoltando i decibel di uno stadio che fischia.
Livorno-Chievo 3-4 è in questo finale.
Da una parte Marcolini - dalla panchina del Chievo - stringe forte tutti quelli che ha vicino. I giocatori corrono da lui e formano una mischia gialloblù saltellante. “La cartolina della giornata”, la definisce così Marcolini nel post.
Dall’altra parte gli amaranto si sdraiano sul verde dell’Armando Picchi. Poi vanno sotto la curva, fischiati e a testa bassa. Tutti, anche la mascotte.
Sommersi da una rimonta incredibile, dopo aver chiuso il primo tempo avanti di due gol. Hanno chiuso in dieci perché pochi secondi prima Marsura si è fatto cacciare per qualche parola irripetibile.
“E così salta anche il Pisa”, calcolano subito un paio di tifosi anziani e razionali. Perché tra tre settimane, due effettive – considerando la sosta - all’Ardenza ci sarà il derby. E il Livorno forse dovrà giocarlo senza il suo numero 7 che nel primo tempo aveva illuso tutti: doppietta e tanto di più. A un passo dal portarsi a casa il pallone già all’intervallo, con un tiro calciato sopra la traversa che peserà nella ripresa.
Sarà un rimpianto, perché sul 4-1 magari avrebbe pesato meno l’errore clamoroso di Di Gennaro al 54’. Un dribbling improvvido su Meggiorini. Fatto da un centrale difensivo, senza paracadute. Palla rubata, fuga solitaria verso Plizzari e 3-2 che riapre la partita. “Chi fa il difensore, fa il difensore. Come tutti, deve capire i rischi. Noi non capiamo il pericolo e regaliamo le partite”, dice il suo allenatore Breda nel dopo partita.
Un regalo la riapre, una cintura in area di fatto la pareggia. Bogdan aggancia Meggiorini. Rigore segnato dallo stesso veronese, al terzo gol stagionale.
Finita? Manco per sbaglio. Luci viene sostituito e si lamenta con Breda. Non per il cambio ma, si dirà dopo, per le disattenzioni generali. Tensione sulla panchina livornese che tocca il suo punto più alto a 3 minuti dalla fine. Mazzeo sta per entrare. Riceve le ultime indicazioni dal vice di Breda. L’allenatore livornese gli chiede se è pronto. Riceve una risposta non soddisfacente e reagisce male, facendo risedere l’ex attaccante del Foggia. “Ho sbagliato io, ho frainteso. Non c’è nessun problema tra di noi”, taglia corto Breda in conferenza stampa. Il problema vero è che due minuti dopo il mancato cambio arriva anche il 3-4. Punizione calciata da destra, mischia in area e tap in vincente di Segre.
Per lui secondo gol dell’anno dopo quello che aveva riaperto la partita col Pisa. Questo vale tre punti, nonostante gli ultimi secondi di sofferenza. Perché dopo il rosso a Marsura, Illuzzi ne tira fuori uno, abbastanza discutibile, anche per Pucciarelli su un banale fallo a metà campo. L’attaccante del Chievo quasi si rifiuta di uscire. Poi lo fa e aspetta nel tunnel i suoi compagni. Che a dire la verità, “dal tunnel” sono usciti con la zampata di Segre, dopo avere rischiato di vedere la parola “crisi” scritta a caratteri cubitali. “Nell’intervallo ho messo i ragazzi di fronte alla situazione. Avevano fatto tutto meglio di noi, ne abbiamo preso consapevolezza”, racconta Marcolini nel post, lasciando intuire un intervallo acceso.
Acceso è anche il dopo partita fuori dallo stadio. Un centinaio di tifosi livornesi chiede e ottiene un colloquio con la squadra. Breda e Luci vanno a parlare con loro. Arrivano a gran voce richieste di dimissioni e insulti. “I tifosi hanno ragione a contestare, non si può perdere così”, dice Breda, consapevole di avere una spada di damocle sulla testa. “Il nostro destino dipende sempre dai risultati”, sospira con gli occhi arrossati. Adesso ha davanti la sosta e mille pensieri. In tribuna c’era Bisoli e la classifica parla chiaro: 4 punti in sette partite. Rimontato e tormentato, leitmotiv della stagione. “Forse l’anno scorso ci ha illusi di essere bravi. Di poter giocare senza paure. Sbagliando, perché non siamo il Barcellona. E Marsura non doveva farsi cacciare. Ci mette in difficoltà e salta anche le prossime, anche il derby col Pisa”.
Il derby col Pisa. Dopo la trasferta di Frosinone. Breda sogna di arrivarci e di riscattare lì una stagione che sembra stregata. Spera di giocarsi tutto lì, ma la risposta la riceverà dal cellulare nelle prossime ore. Anche Marcolini, perdendo all'Ardenza, avrebbe avuto dei pensieri pesanti. E invece ha vinto come il Chievo ha fatto in dieci delle undici ultime volte che ha affrontato il Livorno.
Fu così anche alla prima in serie A, con Lucarelli in campo e Ciampi, il Presidente, in tribuna. Quella volta però nessuno contestò. C’era un campionato tutto da godersi e la meraviglia di 10mila bandane a San Siro ancora negli occhi.
Ora c’è una flebile luce in fondo al tunnel: 26 ottobre Livorno-Pisa. O la via di uscita o un treno contromano