“Niente più errori, ora sono più maturo”. Lo dice con convinzione Michael Folorunsho, per tutti solo ‘Folo’. 20 anni, un passato nelle giovanili della Lazio, ora punto fermo della Virtus Francavilla, in Serie C: “Il mio percorso qui è stato caratterizzato da alti e bassi – Ha affermato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com - Dopo qualche difficoltà iniziale mi sono risollevato grazie all’aiuto di tutti, compagni e dirigenti”. Un inizio così e così, qualche errore di gioventù dettato anche dal suo carattere focoso: “Ora però so dove ho sbagliato e non commenterò più certi errori dovuti anche alla giovane età”. Niente più espulsioni evitabili quindi (come quelle prese contro Rende e Akragas), zero colpi di testa. Michael riparte dal primo gol segnato tra i professionisti nella sfida contro la Sicula Leonzio: “E’ stato importante per me e per la squadra. E’ arrivato in un momento in cui avevamo bisogno di punti e sono felice di questo. Spero di poterne segnare altri, soprattutto per aiutare la squadra ad andare ancora meglio”. La sua crescita si nota anche da queste parole. Prima il gruppo, poi tutto il resto: “Siamo molto uniti, così potremo toglierci tante soddisfazioni”.
Ha iniziato a giocare a calcio sui campetti della periferia romana, insieme al fratello maggiore. Poi l’iscrizione alla scuola calcio e la chiamata della Lazio, la squadra del cuore. Da sempre: “Una passione trasmessa da mia madre e mio fratello. Insieme andavamo in Curva Nord”. L’idolo biancoceleste? “Di Canio, a qualcun altro mi ero affezionato, ma lui rimane unico, peccato non averlo mai incontrato”. Dagli spalti al campo di allenamento di Formello. Una bella soddisfazione, no? “Indescrivibile e inaspettata, un sogno ad occhi aperti”. Ha fatto tutta la trafila in biancoceleste Michael: dalle giovanili alla Primavera, fino ad arrivare alla convocazione in prima squadra in una gara di Coppa Italia contro l’Inter: “Sono stati anni bellissimi che porterò sempre dentro”. Un gruppo unito, tanti amici e un allenatore d’eccezione: “Simone Inzaghi già in Primavera si vedeva che avrebbe fatto strada. Riusciva a instaurare un rapporto strettissimo con i ragazzi. Ci lasciava liberi di esprimerci. Ci dava degli input, ma poi toccava a noi metterli in pratica in partita”. Un po’ allenatore, un po’ fratello maggiore: “Prendeva spesso in giro me Germoni e Aimone Calì, perché diceva che andavamo a fare serata la sera prima degli allenamenti. Però ci voleva bene”. Il più forte di quella rosa? “Murgia: l’avevo già detto in un’intervista di due anni fa che sarebbe stato il primo ad arrivare in prima squadra infatti così è stato”. Anche le cose più belle, a volte, sono destinate a finire. Così come l’avventura biancoceleste di Michael: “Ci sono rimasto un po’ male perché ci tenevo veramente tanto, ma nel calcio sono cose che capitano”.
Gira che ti rigira però la Lazio è sempre protagonista nel mondo di Folorunsho, anche tramite i tatuaggi: “Ho il Fontanone di Roma con la scritta ‘S.S.Lazio’ dentro”. Uno dei tanti che colorano il suo corpo: “Ho iniziato da poco tempo, il primo l’ho fatto due anni fa, poi non mi sono più fermato”. Quello a cui è più legato? “Uno dedicato ai mie nonni”. Rapporto speciale quello tra Michael e la sua famiglia: “I miei genitori mi hanno sempre appoggiato in tutto, nonostante le difficoltà. Anche quando erano lontani fisicamente mi hanno sempre fatto sentire il loro appoggio”. Anche Roma gli manca un po’, è inevitabile: “Ma spesso torno, anche per andare a Formello, dove ho mantenuto un buon rapporto con tutti, sento ancora qualcuno spesso”. Se non avesse fatto il calciatore probabilmente avrebbe lavorato nella meccanica: “A scuola non andavo proprio benissimo, diciamo che non ero un tipo da liceo, ecco. Per questo mi sono subito iscritto ad un professionale”. Alla fine però il calcio è diventato la sua vita e la Virtus Francavilla il suo presente. Gli errori sono ormai alle spalle, l’obiettivo è fissato: “Fare sempre meglio, non mi pongo limiti”. Parola del nuovo Folorunsho.