Lepore, il capitano tifoso che non smette di sognare: “Io e il Lecce in Serie A? Guardate Magnanelli…”
Giallorosso, duttile e…tifoso. “Dove lo metti sta”, con ottimi risultati. Potrebbe essere la descrizione di Alessandro Florenzi, cuore romano e romanista. Invece, si tratta di un altro giallorosso, meno…“internazionale” e più meridionale: Franco Lepore. Numero 10 sulle spalle e maglia del Lecce cucita sulla pelle, a 32 anni Lepore è il capitano della capolista del girone C di Serie C. Anche lui, come Florenzi, gioca nella squadra della città dove è nato. E pure lui, in carriera, ha ricoperto un po’ tutti i ruoli: ala, mezzala, trequartista e, adesso, anche terzino. Un vero e proprio jolly: “Quando ami la squadra per la quale giochi, ogni giorno dai il 100% sul campo e sei pronto a tutto purché le cose vadano al meglio – spiega il centrocampista giallorosso -. Penso sia proprio questo, al di là delle caratteristiche tecniche, a darmi la spinta in più per sacrificarmi in qualsiasi ruolo”.
Difficile non credergli: d’altronde, Lepore ha aspettato il Lecce per una vita. Cresciuto nel settore giovanile giallorosso, soltanto quattro anni fa è riuscito a riconquistare definitivamente – quando fu prelevato dalla Nocerina – la maglia della squadra della sua città. La stessa che, quando era un ragazzino, gli dissero che non faceva per lui. “Avevo 16 anni, giocavo in attacco ma in avanti c’erano due del calibro di Bojinov e Pellè. Con loro c’era un ottimo rapporto, tuttora sento spesso Graziano che sabato prossimo sarà anche allo stadio per vederci giocare. Eppure, mi fu detto che ero troppo basso e che, nel Lecce, non c’era più posto per me”, racconta Lepore ai microfoni di gianlucadimarzio.com. “Fu una bella batosta, ma sognavo di fare il calciatore da quando ero bambino e, pertanto l’idea di mollare non mi passò nemmeno per la testa. Anzi, decisi che avrei dovuto far ricredere chi mi aveva fatto fuori. Volevo essere rimpianto”.
Detto fatto: a 24 anni l’occasione arriva su un piatto d’argento. Il Lecce di De Canio, appena retrocesso in Serie B, punta ad una veloce risalita in Serie A. E, per completare un reparto offensivo già forte di attaccanti del calibro di Corvia, Marilungo e Baclet, i dirigenti giallorossi scelgono proprio lui: Franco Lepore, il ragazzo che tanto bene aveva fatto con la maglia del Varese. L’esordio in Serie B con il Lecce è indimenticabile: “Era la prima partita di campionato, giocavamo in casa contro l’Ancona. Entrai in campo al 77’ e sei minuti dopo misi dentro il pallone del 3-1 – racconta Franco -. Ero letteralmente impazzito, scappai sotto la Curva dei tifosi a festeggiare, era un sogno che diventava realtà”. Sotto quella curva, da bambino, Lepore faceva il raccattapalle nelle gare casalinghe dei giallorossi. “Era il Lecce di Lucarelli – continua Franco -. Ricordo che, quando Cristiano segnava, lo rincorrevo per abbracciarlo. Esultavo come se il gol l’avessi fatto io, era una sensazione incredibile”. Quel gol all’Ancona, per Lepore, sembrava l’inizio della tanto attesa risalita. Invece a Marzo, “quando le gerarchie del campionato vanno defilandosi”, qualcosa andò storto. “Era un periodo in cui giocavamo spesso anche durante la settimana, c’era bisogno di tutti e si faceva tanto turnover. Nel derby di ritorno contro il Gallipoli dovevo giocare titolare, ma nel corso della rifinitura mi feci male: la mia stagione terminò in quel momento”. Tutto d’un tratto, il sogno di Lepore era di nuovo sfumato. “A fine stagione vincemmo il campionato, mai prima nella storia della società era stata ottenuta la promozione da primi della classe. Giacomazzi, durante i festeggiamenti, venne da me e mi diede la Coppa in mano: “Vai sotto la Curva, è tua”. Non smetterò mai di ringraziarlo per quel gesto”. Eppure, quella promozione Lepore l’avrebbe voluta vivere sul campo, da protagonista. Come se non bastasse, in seguito al brutto infortunio, il Lecce e Lepore presero di nuovo strade diverse.
Franco fa ritorno a Varese e da lì veste poi le maglie di Rodengo Saiano, Paganese, Real Vicenza e Nocerina. Proprio con la maglia rossonera addosso, Franco ritrova il “suo” Lecce, amore perduto e, forse, ormai insperato, nel girone C di Lega Pro. Il club della sua città, passato in mano ai Tesoro, mette di nuovo gli occhi addosso a Franco e, nel luglio del 2014, ecco una nuova chiamata. Questa volta, quella definitiva: Franco accetta al volo con la convinzione di poter diventare protagonista.
Oggi, a distanza di quattro stagioni e fresco di un rinnovo di contratto fino al 2019, lo si può finalmente dire: Lepore ce l’ha fatta. E’ riuscito a diventare un punto di riferimento per la sua squadra del cuore, a farsi conoscere dalla sua gente. Il bello, però, deve ancora arrivare: “Esordio in Serie A con la maglia giallorossa? Mai dire mai. Ho un mito nel mondo del pallone e si chiama Magnanelli – confessa il capitano del Lecce-. Dalla Serie C alla Serie A con la maglia del Sassuolo, ha dimostrato che nel calcio tutto può succedere”. Mai dire mai, certo, ma “dobbiamo mantenere i piedi per terra. Da quando è arrivato Liverani, la squadra ha trovato l’atteggiamento giusto, noi calciatori abbiamo capito che non c’erano più scusanti e che dovevamo dare il meglio di noi sul campo. L’allenatore ci chiede cose semplici e, mettendole in pratica, stanno arrivando i risultati sperati”. Dopo sei anni in Serie C, il Lecce non può più fallire l’obiettivo-promozione. Eppure, una volta raggiunta la Serie B… Magnanelli docet. A 32 anni, non è mai troppo tardi per continuare a sperarci. Il bambino Lepore può inseguire un altro sogno.