E se il Leicester rifacesse il "Leicester"? Difficile da immaginare con davanti due superpotenze come Liverpool e Manchester City, ma non impossibile. Soprattutto per un club che ha fatto dell'incredibile il proprio marchio di fabbrica. Il secco 5-0 rifilato al Newcastle li porta al terzo posto solitario della Premier League, alle spalle soltanto delle corazzate allenate da Klopp e Guardiola. E non importa nemmeno cosa succederà nel monday night tra Manchester United e Arsenal, i ragazzi di Rodgers sono lì e ci rimarranno, almeno per un'altra settimana. Un risultato, forse, difficile da prevedere a inizio stagione. E se il titolo conquistato nel 2016 potrà esser sembrato frutto di una serie di circostanze favorevoli, nel Leicester attuale di casuale c'è davvero ben poco.
Per prima cosa c'è il progetto tecnico guidato da Brendan Rodgers. Da quando l'ex allenatore del Liverpool è arrivato al King Power Stadium ha ottenuto 31 punti in 16 partite, facendo peggio soltanto dei Reds e del City. Un terzo posto che si conferma nel tempo. La filosofia di Rodgers ha permesso di sviluppare un calcio più offensivo a prescindere dall'avversario che si trovi ad affrontare. Ambizione e voglia di proporre, i due punti chiave nel credo dell'allenatore nordirlandese. E l'idea di Rodgers si sposa alla perfezione con la nuova strada intrapresa dalla società sul mercato. Giocatori giovani, da valorizzare e poi rivendere. Un caso su tutti, quello di Harry Maguire: acquistato dall'Hull City per 13 milioni di euro e rivenduto quest'estate al Manchester United per 87. Ma non solo, le cessioni di Kantè, Drinkwater e Mahrez nel corso degli anni, per finanziare la squadra di oggi.
Cessioni, sì, ma anche acquisti importanti. Sono quasi 110 i milioni di euro spesi per assicurarsi Tielemans, Ayoze Perez e Praet (uscito oggi dal campo accompagnato da una standing ovation): tre colonne del nuovo Leicester. E poi Barnes, Caglar, Chilwell, Choudhury, Maddison, Ndidi, Ricardo Pereira, tutti giovani emergenti, a testimonianza che i talenti dalle parti di Leicester non sono certo finiti. In tutti questi cambiamenti, c'è solo un elemento che rimane sempre immutato: la voglia di determinare e la fame di gol di Jamie Vardy. 24 gol nell'anno magico 2016. Oggi, a 32 anni, 5 gol nelle prime 7 partite. Il filo rosso che collega i trionfi passati a quelli, possibili, del futuro è sempre lui.
Un progetto in continua crescita, quello portato avanti da Ayatt Srivaddhanaprabha (figlio dell'ex presidente Vichai, tragicamente scomparso in un incidente aereo poco meno di un anno fa). Con la voglia di crescere e investire, in ogni settore della propria società. Che si tratti della squadra, passando per un florido settore giovanile, piuttosto che delle infrastrutture. L'obiettivo è dichiarato: entrare tra le grandi d'Inghilterra attraverso un progetto che duri nel tempo. Se sarà terzo posto anche a fine stagione non si può ancora dire. Quello che è certo è che se il Leicester riuscisse a rifare il "Leicester", nessuno potrebbe più parlare di casualità.