“Ha turnatu lu ziu”, una volta per tutte. Una maglietta disegnata da Nicola Farina per celebrare il momento tanto atteso, una frase in dialetto rigorosamente leccese per segnare l’inizio di una nuova avventura. L’incubo di Fabio Lucioni è finito lo scorso 5 novembre, oltre un anno dopo l’inizio della squalifica per doping: “Non è stato semplice, ho vissuto momenti bui. Quando mi sono arrivate le notifiche prima della sospensiva e poi della squalifica ho sofferto tanto, ma la mia famiglia mi ha sempre aiutato a difendere la mia innocenza e ad affrontare il brutto momento - racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com l’ex capitano del Benevento, incastrato da uno spray anabolizzante che gli ha strappato via il sogno della prima stagione in Serie A.
“Ho imparato a guardare l’aspetto positivo dell’accaduto, ovvero che mi è stata inflitta la minor pena possibile che si possa prevedere in casi del genere. Il rammarico rimane, ero all’esordio in Serie A e, quando mi è stato permesso di rientrare temporaneamente in campo, con i miei compagni abbiamo ottenuto 7 punti in 3 partite. Chissà, magari le cose sarebbero potute andare diversamente...”.
La squalifica, il rapporto con De Zerbi, l’addio al Benevento. Gli ultimi mesi, per Lucioni, sono stati piuttosto movimentati: “De Zerbi mi riservava complimenti sin da quando eravamo avversari e quando è arrivato a Benevento sono riuscito a costruire con lui un bel rapporto sia dal punto di vista umano che professionale. In campo, per colpa della squalifica, è riuscito a vedermi poco. Altrimenti, magari in estate mi avrebbe pure fatto uno squillo...”.
La chiamata più importante, invece, è arrivata da Saverio Sticchi Damiani. O meglio, come sottolinea Lucioni, “dal Presidente. Perché io, fino a quel momento, conoscevo soltanto l’Avvocato”. Il numero 1 del Lecce ha assistito il difensore 31enne nel processo davanti al TNA. “Fino al giorno in cui è nata la trattativa, l’ipotesi di un mio trasferimento a Lecce non si era neppure posta. Non torno sui motivi del mio addio al Benevento perché sono certo che, a tal proposito, il tempo sarà galantuomo. Fatto sta che, nel giro di poche ore dalla prima chiamata del Presidente, mi sono ritrovato a Lecce"
Così, per lo Zio, è cominciata una nuova avventura. A tal proposito: il soprannome affibbiatogli da Ceravolo nell’anno della promozione in Serie A (per via della somiglianza con Beppe Bergomi) Lucioni se l’è portato pure a Lecce: “Appena qualche giorno e già mi chiamavano tutti così, alcuni ex compagni l’hanno tramandato di squadra in squadra e alla fine continuo ad essere... lo Zio!”.
Da Benevento a Lecce, lo Zio è rimasto sempre lo stesso. E nessuno meglio di lui può aiutare Lepore e compagni a credere nei propri mezzi, per poter raggiungere anche gli obiettivi più inaspettati: “Non possiamo ancora tirare le somme, ci aspettano cinque-sei partite davvero fondamentali. Siamo una squadra forte, dobbiamo giocarcela con chiunque e andare a infastidire qualsiasi tipo di avversario. Dall’altro lato, però, non abbiamo l’ossessione di vincere, e questo non è un aspetto negativo”.
Il paragone con il Benevento di Baroni è d’obbligo: “La spensieratezza è la stessa che c’era nello spogliatoio due anni fa, ma adesso dobbiamo cominciare a consolidare la classifica, continuando a crescere sempre di più in vista del girone di ritorno. Se vinci due partite sei in vetta, se le perdi sei fuori dai playoff. Quest’anno il campionato è molto più breve...”.
Quello di Lucioni è un Lecce che non si deve porre limiti e che per provare ad alzare l’asticella non può che concentrarsi su una partita alla volta. A lungo termine, però, l’obiettivo-Serie A tornerà nel mirino del club giallorosso: “Guardo questa piazza e vedo un vulcano spento, strozzato da anni e anni di Serie C. Adesso è tornato l’entusiasmo di una volta, credo molto nelle potenzialità di questa squadra e di questa società”, continua Fabio. Tornare in Serie A con il Lecce gli permetterebbe di godere finalmente a pieno della bellezza del campionato, appena assaporato lo scorso anno a Benevento.
Magari, con una nuova maglia giallorossa e con qualche stagione in più alle spalle, arriverà anche il momento del primo gol nel massimo campionato. Stavolta, però... per davvero. Lucioni, infatti, è stato il primo nella storia del calcio italiano a vedersi un gol annullato dal VAR. “Bologna-Benevento 1-0, seconda gara di campionato. Segnai il pareggio in pieno recupero. Sarebbe inutile spiegare come, in quel momento, a tutto stavo pensando meno che alla moviola...”.
Qualche giornata più tardi, De Rossi avrebbe detto “Con il VAR non sai mai se esultare o meno. Rischi di festeggiare e poi essere ammutolito, ti senti un c...”. “E allora io mi ci sono sentito due volte così! - scherza Lucioni - Non bastava il gol annullato, abbiamo pure perso la partita e io avevo dedicato la rete a mio figlio...”
L’occasione per rifarsi, spera Lucioni, prima o poi arriverà. L’importante ora è ricominciare a divertirsi sul campo con quella spensieratezza che per tanto tempo gli è stata negata. Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: si, è vero, ha turnatu lu ziu...