Gli ingredienti per la beffa c’erano tutti, gli stessi di due anni fa. Bruges nerazzurro, un olandese in difesa, due risultati utili su tre a disposizione, stesso stadio e stessa posta in palio: vittoria e fuga la Champions. C’erano tutti, ma restano lì, spazzati via dalla bomba d’acqua che cade sull’Olimpico e accompagna un Inzaghi senza voce dal primo all’ultimo minuto, in silenzio solo al minuto 92’ con la traversa interna di De Katelaere. La porta delle delusioni e del gol di Vecino, ieri stregata e oggi fortunata. La vita restituisce tutto.
Zuppo, nervoso, al freddo, coi nervi tesi di chi non può fallire, Inzaghi spera e prega, e infatti passa. Lazio agli ottavi, 2-2 al Bruges e seconda nel girone. Driussi da Buenos Aires illude, l’argentino con passaporto italiano e antenati friulani voleva regalare all’Italia un primo posto da favola, ma i tedeschi rimontano lo Zenit e vincono.
Inzaghi avanti col brivido, soffrendo, lottando, unghie e denti, con Milinkovic che a 6’ dalla fine salva sulla linea. Avanti, poi, grazie a un Immobile dorato, 4 gol in 4 partite di Champions, solito totem di freddezza quando arrivano gli 11 metri. Solita sicurezza quando si palesano gare importanti, da dentro o fori. Due gol al Brugge, prima di Ciro c’è Correa, l’enganche argentino che odiava il freddo e non segnava mai (chiedete alla Samp). Rivincita. Lazio agli ottavi dopo vent’anni, al ritorno in Champions dopo 13. Stagione 2000-01, scudetto sul petto e regolamento diverso: c’era il doppio girone, i biancocelesti si fermarono al secondo finendo ultimi. Tredici anni fa, invece, una partita sbagliata con l’Olympiacos costò la qualificazione in un girone tutt’altro che ostico (completato da Real e Werder).
L’ultima immagine della Lazio in Champions, per anni, è stata un rigore sbagliato da Rocchi al Bernabeu, unita a una sfilza di “vorrei e non riesco” collezionati negli anni passati, dal rigore fallito da Zarate agli spareggi sfortunati con l’Udinese. Oggi il penalty è decisivo. Dieci punti, 2-2 sotto la pioggia. Inzaghi sorride, Clement meno. In sala stampa, prima del match, aveva detto che Roma è un posto perfetto per scrivere la storia. La Lazio, soffrendo, gli ha fatto vedere come.