Ali d’acciaio su cui volare alto, fendono pioggia e rigori all’Olimpico, insieme e quel pizzico di sofferenza che non manca mai. Un acquazzone d’aprile accompagna Lazio e Benevento dal 45’ in poi, in una partita in cui succede di tutto: 8 gol, 4 consulti Var, tre “on field review”, altrettanti rigori e due autoreti, entrambe dei campani.
Pippo vive la partita con l’adrenalina di chi è stato Super e che ora cerca di salire sull’arca-salvezza col mantello zuppo, sotto la pioggia e senza voce, protetto solo dal cappello della Strega, oggi sconfitta 5-3 dall’aquila del fratello (a casa col Covid). In panchina c’è Farris, come a Verona, e la Lazio ne fa 5 al Benevento del fratellone Pippo. Un film che richiama il passato dei fratelli Inzaghi, avidi di gol e gare simili.
Ali forti
Depaoli inizia la partita con un’autorete. Immobile festeggia, esulta, ma per attendere il primo gol dopo 8 partite a secco deve aspettare qualche minuto. E stavolta è buono. Sedici in campionato, 21 in stagione, 151 in Serie A e 146 con la Lazio, con Piola ormai vicino (-13). Il 3-0 lo firma un Correa guizzante, ma col solito difettino: i gol. Per questo - forse - chiede di calciare il rigore con la mani giunte al 17, generoso come sempre. Ciro acconsente e l’argentino spiazza Montipò (7 gol stagionali, 4 in campionato). Dedalo si sdoppia e si trasforma, il Tucu e Ciro sono le ali di una Lazio che sogna ancora la Champions. Il finale, arricchito da 6 minuti di recupero e dal gol di Glik a 5’ dalla fine, è un semi-assedio campano, ma l’incantesimo della Strega si infrange ancora sui piedi di Immobile, bravo a insaccare da un solo passo a partita finita. Doppietta e ritorno al gol.
Percorsi
Cinque successi di fila prima del Napoli (giovedì) e del Milan (lunedì), due scontri diretti per puntare ancora il bersaglio grosso (-4 dal quarto posto). Senza contare il recupero col Toro, ancora da definire. Immobile di nuovo in gol è una bella notizia, anche se nella ripresa si è fatto parare un rigore da Montipò. L’anno scorso segnò 7 reti nelle ultime 7 e conquistò la Scarpa d’Oro davanti a Lewandowski. Ora, di nuovo “King” dopo una piccola vacanza dai bonus, servirà il solito Ciro per centrare l’Europa che conta. Come il miglior Correa, bravo in occasione del 4-1. Slalom alla lui, elettrico e frizzante. Un gol e mezzo dai. Basta e avanza per mettersi comodo sulle ali dell’aquila.