Decisivo con una doppietta nell'ultima giornata di campionato contro il Lecce, Lautaro Martinez continua a trascinare l'Inter di Simone Inzaghi. In questa stagione il capitano nerazzurro ha segnato 25 gol in 33 presenze e due di queste reti sono arrivate in Champions League. L'argentino ha parlato proprio della competizione europea in un'intervista concessa al Magazine della Champions League.
Inter, le parole di Lautaro Martinez
Lautaro ha spiegato che l'Inter punta a vincere in ogni competizione e che con un gruppo unito come quello nerazzurro è tutto più facile: "Ogni trofeo è un obiettivo per un club come l'Inter. Fare parte di un gruppo di fratelli e amici che vanno tutti nella stessa direzione, sia che uno giochi sia che non giochi, è importante per andare avanti. Così le cose diventano più facili".
Il capitano dell'Inter ha poi affrontato alcuni temi più personali, come il significato dei suoi tatuaggi e la sua infanzia: "I miei tatuaggi parlano di me, della mia famiglia, della mia religione, o di una frase che mi descrive. Ho fatto il primo quando avevo 15 anni, mia madre non voleva, diceva che ero troppo piccolo. Ho iniziato con il nome di suo padre, mio nonno. Fu molto difficile per me. Siamo una famiglia che ha iniziato davvero con poco. Quei momenti difficili mi hanno sicuramente fatto crescere molto in fretta. Crescendo, ho capito che dovevo seguire il mio percorso, il calcio. Nella mia famiglia si è sempre respirato sport".
Infine, Lautaro ha spiegato come mai è soprannominato "El Toro": "Quando sono arrivato al Racing i miei compagni mi hanno soprannominato El Toro perché ero sempre arrabbiato e cattivo nei duelli. Il mio soprannome deriva da questo. La frase 'Quello che non mi uccide mi fortifica' racconta quello che ho passato da piccolo, ma anche di qualche momento successivo. È una frase in cui mi identifico, la porto sempre con me".