"Fare qualcosa di importante a Bari andrebbe sul podio delle mie emozioni sportive, non ho dubbi”. Faccia pulita, idee chiare, tanta voglia di dimostrare che quella Nazionale toccata fino a quattro anni fa non era certo figlia del caso. C’è Kevin Lasagna tra i volti in copertina del Bari di Moreno Longo in questo avvio di stagione. Arrivato in estate in prestito con obbligo di riscatto in caso di promozione in A dal Verona, nel suo bagaglio 358 presenze e 68 gol tra Serie A e Serie B. Dimensioni frutto di tanta gavetta in provincia, tra Este e Cerea.
“Ho iniziato a cinque anni nella squadra del mio paese, pensavo solo al calcio - racconta a gianlucadimarzio.com - volevo solo palloni come regali. Oltre agli allenamenti, ogni giorno andavo nel prato di mio nonno in campagna e calciavo il pallone contro il muro per ore. Crescendo mi sono spostato nel campetto del paese, giocavamo per cinque-sei ore al giorno”.
L'azzurro e quell'assist per Biraghi
Quel ragazzino che raggiungeva San Siro con suo padre, tifoso interista, per assistere al “calcio vero” non ha più smesso di correre. Lo ha fatto in B, conquistando una promozione a Carpi e toccando la Nazionale. Sette presenze, la prima praticamente sei anni fa. 14 ottobre 2018: a 26 anni Lasagna subentra a Bernardeschi nel secondo tempo della partita contro la Polonia, e serve al 91' l'assist per il gol vittoria di Biraghi che evita la retrocessione dell'Italia nella Lega B della Nations League. “Quando sono stato in Nazionale mi hanno impressionato per qualità Verratti e Jorginho. Poi mi ha colpito l’aspetto umano - racconta - penso a Bonucci e Chiellini. Arrivai in Nazionale da neofita e loro mi hanno accolto come se fossi un giocatore al loro livello. In questo sono stati eccezionali”.
“A Bari convinto dal blasone, qui un gruppo sano”
Sei anni dopo Lasagna è ripartito dalla B, dimenticando l’annata turca con il Fatih Karagumruk. “Bari è una piazza importante, con un gran blasone. Vedendo la storia e la presenza dei tifosi allo stadio per ogni partita casalinga, mi sono convinto rapidamente”. In Puglia ha trovato un “gruppo sano, con una compattezza che è merito soprattutto di chi gioca meno” e “una piazza importante, con un gran blasone - racconta - vedendo la storia e la presenza dei tifosi allo stadio per ogni partita casalinga, mi sono convinto rapidamente. Appena arrivato a Bari, ho detto ai ragazzi che avremmo dovuto provare a cancellare la scorsa stagione. Riempiendo il San Nicola, per un avversario non è mai facile. Quello stadio può far tremare le gambe, per noi può diventare il tredicesimo uomo”. Poi si corregge: “Dodicesimo ma che dodicesimo…”.
Cancellare le etichette
Cancellare le etichette è un compito che a Lasagna non fa paura. “A un certo punto ero diventato l’attaccante dei gol sbagliati. È una definizione che mi ha infastidito - sottolinea - mette in secondo piano il lavoro che cerco di fare per la squadra: tante volte costruisco azioni da gol o comunque arrivo spesso davanti al portiere, non è un caso. Sbagliare fa parte del gioco”. E quello di Longo prevede il coraggio e la voglia di osare come capisaldi:
“Mi chiede tanto movimento, più ci si muove e meno riferimenti dai. Nel calcio di oggi tantissime squadre cercano l’uomo contro uomo. Non sempre è l’attaccante a dover concretizzare l’azione, a volte si può anche lavorare per l’inserimento di un centrocampista”. Non a caso quella biancorossa è la squadra che in B ha mandato in gol sin qui più giocatori: otto su nove reti in campionato. “Conta arrivare a segnare, se fa quattro gol di fila un difensore noi siamo solo contenti”.
Ronaldo il fenomeno in camera e il gol a San Siro
O raccogliere un’invenzione, come quella di Sibilli con un tacco no-look per il provvisorio 1-0 di Cremona, nel pareggio rimediato prima della sosta: “Chi deve una cena a chi? Non abbiamo ancora parlato di questo - sorride - perché speriamo sia la prima di tante combinazioni efficaci. Di certo lui ha fatto una giocata molto bella, direi che è stato più bravo di me perché era di spalle e vedermi non era affatto facile”. Nessun dubbio sul gol più bello in stagione: “Quello che mi hanno annullato contro la Sampdoria a fine agosto, peccato perché è stata questione di centimetri”. La voce è quella di chi è cresciuto “con il poster di Ronaldo il Fenomeno” in camera. “Il più forte di tutti, senza dubbi”. E siccome il destino è bizzarro, proprio a San Siro contro l’Inter Lasagna ha segnato il suo primo gol in Serie A: “Proprio contro l’Inter, in un 1-1 con la maglia del Carpi a gennaio del 2016 - ricorda - a San Siro ci sono arrivato e il sogno da bambino si è realizzato”. L’assist lo servì Raffaele Bianco, oggi coordinatore del settore giovanile del Bari. Un cerchio che si chiude.
Magalini e un cerchio che si chiude
Come quello che lega Kevin Lasagna a Giuseppe Magalini, direttore sportivo che in asse con Valerio Di Cesare lo ha portato a Bari dopo un giro immenso: “Quando fui preso dal Chievo all’età di 11 anni, lui era il responsabile delle giovanili - il racconto di Lasagna - ci conosciamo da più di 20 anni, all’epoca non avevamo rapporto perché ero un ragazzino ma già allora era il mio direttore. Cosa mi ha detto quando ci siamo incontrati? Era contento, mi ha detto “finalmente riesco ad averti in squadra come giocatore”. Un’intesa rinnovata, per togliersi soddisfazioni insieme. Gioie, quelle che tanti amanti del fantacalcio negli anni hanno chiesto a Lasagna: “Quando giocavo in A mi scrivevano in tanti e dico che come giocatore sono quasi contrario al fantacalcio, perché a volte per un voto in più o in meno si perde di vista la prestazione. Ora c’è anche il FantaB, quindi la musica non è cambiata tanto. Però so che tanta gente lo fa e si diverte, quindi spero di regalare punti anche a loro, ai miei fantallenatori”.