Di necessità virtù, è proprio quello che ha fatto oggi Roberto Stellone. Senza Blanchard e Ajeti squalificati, a Verona ha schierato dal primo minuto una coppia nuova di zecca composta da Russo e Pryma. E a sbloccare la gara in favore del Frosinone è stato proprio il difensore napoletano che veniva da un lungo stop per infortunio.
Ma per Adriano Russo si è trattata di ordinaria amministrazione perché tra tutte le sue qualità spicca certamente quella di sapere cosa vuol dire “farsi trovare sempre pronto”. Come un anno fa, in Serie B, quando ritornò titolare dopo un lungo infortunio nella delicatissima sfida di Carpi. Pronti via gli toccò la marcatura di Mbakogu, l’attaccante più temuto del campionato, e in quella occasione Adriano seppe dimostrare di non essersi arrugginito neanche un po’ durante il periodo trascorso in infermeria. Anticipi puliti e grande personalità anche nell’uscire palla al piede: morale della favola 0-0, Mbakogu imbavagliato e punto d’oro portato a casa dal Frosinone.
Oggi un’altra dimostrazione di maturità in una delle gare più delicate in chiave salvezza, e forse per questo ha voluto andare oltre l’ordinaria amministrazione per un difensore centrale andando a segnare il gol del vantaggio per il Frosinone. Niente male per uno che fino a 5 anni fa giocava in Serie D e la Serie A l’aveva assaporata solo da ragazzino quando era nel settore giovanile del Napoli e affrontò la prima squadra in un amichevole al San Paolo. Per non parlare dei gol: ne aveva evitati tanti in carriera, ma ad essere lui l’autore della rete manco a pensarci, al massimo qualche lontanissimo ricordo di Lega Pro.
Eppure c’è una sottile linea rossa - con piccole sfumature di bianco, come i colori della maglia del Perugia - che collega Adriano Russo e l’arte del gol. Si, perché a portarlo a Frosinone fu un ex compagno ai tempi del Perugia, quel Daniel Ciofani che di gol se ne intende parecchio, e questo punto anche di difensori è il caso di dire. Quando venne a sapere che il Frosinone era alla ricerca di un difensore centrale non perse tempo per suggerire al direttore sportivo Giannitti il nome di un giovanotto che era con lui a Perugia l’anno prima e che in allenamento non gliela faceva toccare mai. Detto, fatto. Il matrimonio con il Frosinone si fece nell’arco di pochissimo e poi la favola: dalla C alla A. Con un minimo denominatore che lo accompagna sempre: il suo papà, Vincenzo, che non si perde neanche una partita dal vivo, anche quando Adriano è in panchina o addirittura in tribuna. "Quando ha segnato ero talmente emozionato che non sapevo neanche io come esultare. Mi veniva da piangere e a fine partita ci ho impiegato un po' a riprendermi: non sono stato in grado di rispondere al telefono per circa 10' ", ha confidato a fine partita il papà di Adriano. E’ un po’ il suo talismano, così come lo è di tutto il Frosinone e non è un caso che durante la festa promozione Vincenzo Russo venisse portato in trionfo da tutti nello spogliatoio neanche fosse stato lui l’autore del gol decisivo.
E oggi anche per papà Vincenzo - che ovviamente era al Bentegodi - è stato un giorno speciale, perché Adriano: il primo gol in Serie A non si scorda mai, ma il vero traguardo da tagliare si chiama salvezza, e per farlo serviranno ancora le giocate in area di rigore di Adriano. E questo punto non farà differenza se saranno in quella propria oppure in quella avversaria, perché tanto il suo zampino si rivela sempre quello decisivo.