‘Mi familia y el fútbol son los dos sentidos de mi vida’, un tatuaggio impresso sulla pelle, nessuna necessità di consultare Google translate per comprenderne al meglio il significato. Per quello, bastano pochi secondi di telefonata con Alexis Ferrante. “Sono appena rientrato a casa dall’allenamento, abito a due passi dal centro sportivo. Scusami un solo secondo, arrivo subito…”, quello che accade in quei pochi istanti riusciamo a capirlo bene anche a chilometri di distanza. “Rieccomi, giusto un bacio alla mia piccola Jasmine. Ha appena un anno e mezzo, è grazie a lei e a mia moglie che oggi sono un ragazzo diverso. Ti spiego meglio…”. Prego: “Fuori dal campo sono sempre stato un professionista esemplare, dentro il campo invece, per via del mio temperamento argentino qualche ragazzata l’ho commessa, ero troppo istintivo. Errori che ho pagato a caro prezzo. Adesso, però, grazie alla serenità che mi trasmette la mia famiglia ragiono molto di più”. Argentino di Buenos Aires: “Ma in Italia ci sono arrivato prestissimo, avevo appena dodici anni”, racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com Alexis Ferrante, attaccante classe 1995 oggi al Brescia. Ah, dimenticavo… il motivo del viaggio? Neanche a dirlo… “il pallone, certo”.
PIACENZA, ROMA E LA SCOMMESSA DI SABATINI: “MI PREFERI’ A BELOTTI”
“In Italia arrivai a San Colombano, poi iniziai a giocare per il Piacenza davvero giovanissimo”. Un bambino, proprio. “Esordii in Prima Squadra, in Lega Pro, a 15 anni”. Avventura breve, giusto sei mesi. Perché di quel ragazzino se ne innamorò perdutamente Walter Sabatini ed il passaggio alla Roma (gennaio 2012) ne fu una conseguenza: “Il direttore mi preferì a Belotti che all’epoca giocava nell’Albinoleffe. Lui era un ‘93 io ’95, fu una scelta anche dovuta all’età. Sabatini però in me ci credeva eccome, ricordo ancora una sua frase: ‘Dipendesse solo da me saresti già ad allenarti con la Prima Squadra’, ci penso spesso a quelle parole”. Anche perché, Ferrante, sfiorò addirittura l’esordio con la maglia della Roma in Coppa Italia contro la Fiorentina nel gennaio del 2013. A portarlo con lui in panchina al Franchi uno che ha sempre avuto un fiuto speciale nel riconoscere i talenti, Zdenek Zeman. “Si girò verso di me, mi disse di riscaldarmi. Non ti dico l’emozione… Poi fece gol Destro e allora il mister inserì un difensore”, racconta Alexis Ferrante.
GLI ANNI DIFFICILI, L’ILLUSIONE PORTOGHESE E I SEI MESI DA DISOCCUPATO
Una carriera pronta a decollare, poi una serie di episodi negativi, errori, scelte sbagliate e nel giro di poco tempo Alexis Ferrante si ritrova incredibilmente senza squadra. “Iniziai a girare in prestito, sempre il Lega Pro: prima l’Aquila, poi Lumezzane, Lucchese e il Savoia. Quanti calcioni… però furono tutte esperienze utile per crescere. Gli errori furono altri…”, racconta l’attaccante classe 1995 oggi al Brescia. “Strappai il mio contratto con la Roma un anno prima della scadenza perché era praticamente fatta con l’Atletico Lisbona, o almeno così mi avevano fatto credere: l’affare, invece, non andò mai in porto anche se io ancora oggi non so il perché e mi ritrovai sei mesi senza squadra. Oggi ti dico che avrei dovuto fare un altro percorso: rimanere alla Roma, andare ancora in prestito, magari in Serie B”.
L’ABANO, LA RINASCITA AL BRESCIA: “NON POTEVO BUTTARMI VIA”
“C’è una cosa, però, di cui ancora oggi vado fiero: non mi sono mai arreso. Ad un certo punto della mia vita mi sono detto ‘non posso buttarmi via’, così mi sono allenato come non avevo mai fatto prima, senza fermarmi mai, nemmeno un giorno”, ammette Alexis Ferrante. “Sono ripartito dalla Serie D, l’Imolese e poi l’Abano. E oggi…”, già perché il presente è tornato a sorridere all’attaccante italo-argentino (U17 e U18 azzurre, come compagni anche Petagna, Cristante, Grassi e Romagnoli): “Quando a gennaio è arrivata la chiamata del Brescia devo ammette che non me lo aspettavo: oggi sono felicissimo, ho messo a segno il primo gol in Serie B (contro l’Entella, ndr) proprio sotto la fantastica curva del Brescia. Qui è tutto incredibile: squadra, città, tifosi. I sacrifici che ho fatto in quei mesi difficili sono valsi a qualcosa, posso dire di non essermi mai arreso”, racconta con orgoglio Ferrante. “Rivincita? Ho voglia di dimostrare che non fu un errore puntare su di me…”. Idee chiarissime, da trasformare in sogni (e gol) in campo.
I TATUAGGI, L’IDOLO BATISTUTA E UNA PROMESSA AL BRESCIA
“Ti sembrerà strano, ma non ho nessun social. Avevo Facebook, ma da quando ho famiglia ho disattivato l’account”, sorride Alexis Ferrante. Che invece proprio non rinuncia ai tatuaggi: “Diciamo che ne ho abbastanza… Ognuno ha un significato particolare, quasi tutti sono legati alla mia famiglia, uno al calcio e un altro sono pronto a farlo a fine stagione, ma quello non dipende solo da me”, qualche attimo di silenzio, poi Ferrante svela il mistero: “La salvezza con il Brescia meriterebbe un ricordo indelebile sulla pelle, lavoreremo al massimo insieme ai miei compagni per centrare l’obiettivo”. Magari con qualche altro gol pesante, proprio come quelli messi a segno dal suo idolo di sempre, Batistuta: “Un mito! Non l’ho mai incontrato, ma non ti dico quanto sarebbe bello riuscire a parlarci un giorno. Intanto copio la sua esultanza: al prossimo gol, mitraglietta, promesso. La volevo fare già contro l’Entella ma sono stato sommerso dall’abbraccio dei miei compagni”. Sogni, sogni e ancora sogni. Il percorso di rinascita di Alexis Ferrante è appena cominciato. Sai che peccato sarebbe stato buttarsi via…