La Germania, alla fine
È la nemesi di Kroos. Se la prende lui la responsabilità di calciare il pallone più pesante di questi mondiali fin qui per la Germania. Nasce dallo spirito di rivincita. Un’ora prima protagonista in negativo con un passaggio che lancia Toivonen in porta, per il vantaggio della Svezia. Al 94’ la Germania è con un ginocchio a terra. L’ipotesi del biscotto tra gli scandinavi e il Messico si fa sempre più concreta. Non nella mente di Kroos. Lui, ultimo figlio della Germania dell’Est a riuscire a diventare campiona del mondo, ha altri piani in testa. E traccia uno schema semplice per ribaltare le sorti del mondiale tedesco. Una palla a due scambiata con Reus, l’altro protagonista della partita, per far fuori la barriera e aprirsi lo specchio per il tiro. È la soluzione che fa esultare tutta la Germania, è il gol che allontana la maledizione.
La maledizione dei campioni
Quella tra la Germania e la competizione Mondiale è un rapporto positivo. Nelle 18 partecipazioni (da paese unito e non) è riuscita ad arrivare nelle prime otto in ben 17 occasioni. Tredici volte addirittura fino alla semifinale. In nessuna delle sue partecipazioni ai mondiali inoltre, i tedeschi sono usciti prima dei gironi. Sempre lì fino all’eliminazione diretta. Un rischio che nella partita contro la Svezia è aleggiato fino all’ultimo minuto. La maledizione però fin qui è toccata a tre delle ultime quattro nazionali vincitrici del mondiale. Francia nel 2002, l’Italia nel 2010 e la Spagna nel 2014, tutte eliminate nella fase a gironi da campioni del Mondo. In più da sfatare c’è anche l’ultima maledizione, che vuole la vincitrice della Confederation Cup, competizione che precede il Mondiale, non riuscire mai a salire sul tetto del Mondo.Per ultimo quella del gruppo F. Dal 1982, anno in cui per la prima volta sono presenti almeno sei gironi, nessuna squadra appartenente al gruppo F è riuscita poi ad alzare la Coppa alla fine del torneo. Loew lo ha dichiarato a marzo: “Sappiamo che siamo la squadra da battere avendo vinto lo scorso Mondiale e la Confederation Cup e non vogliamo fare la fine di Spagna e Italia, subito a casa da campioni del mondo”. Ai tedeschi ora il compito di sfidare la sorte, il destino è ancora tutto nelle loro mani.
La maledizione di Reus
Quaranta infortuni nelle ultime sette stagioni. Di talento ce ne è tanto, ma muscoli e articolazioni di cristallo ne hanno impedito la definitiva consacrazione. La riscossa della Germania parte dalle gambe e dai piedi di Marco Reus. Un gol essenziale quello segnato dal giocatore del Borussia Dortmund tre minuti dopo l’inizio del secondo tempo. Una rete che riesce a dare speranza e fiducia ad una squadra che alla fine del primo tempo aveva rischiato il colpo del KO, sventato grazie ad un miracolo di Neuer. Si toglie un peso Reus. Costretto a saltare il Mondiale del 2014 per un infortunio alla caviglia sinistra. Lui che sicuramente sarebbe stato uno dei protagonisti. Stessa cattiva sorte che si ripetè anche per l’Europeo del 2016. Una maledizione che non voleva Reus protagonista con la Germania, come invece fatto con la maglia del Borussia Dortmund. Al minuto 48’ la sorte è girata come il percorso in questo Mondiale per la Germania. Contro ogni maledizione, per riconfermarsi sul tetto del mondo.