"Uuuuhfhmappppp1". E poi ancora: “Kkj”. Mmm… E’ impazzito Lanzafame? "Ops, mia figlia". Ah, ecco... c'era una spiegazione logica. Deve essere AnnaJoelle, la più piccola delle tre signorine di casa: si diverte a scrivere sul Whatsapp di papà. Italia-Ungheria, distanze azzerate da uno smartphone. “Mi chiami qui?”: pochi squilli… e “pronto?”. Prontissimo. Davide risponde da Budapest perché quella è (di nuovo) la sua casa. Come lo fu per sei mesi nel 2013: stessa squadra, l’Honved, stesso allenatore, Marco Rossi. Quello del Genoa? “No, ex Piacenza. E’ bravissimo, sta facendo grandi cose qua. A volte non serve essere di moda per essere bravi…”. Partito forte, fortissimo: 4 gol in 5 partite per Lanzafame ed Honved che sta lassù, quinto in classifica. Ma dietro le primissime: “Speriamo di arrivare tra le prime tre ed andare in Europa, sarebbe un sogno. E’ un obiettivo difficile, ma ci proviamo” racconta lui a gianlucadimarzio.com.
Di nuovo Budapest, di nuovo l’Honved per la sua carriera. Perché? “Potevo rimanere in Italia, potevo restare anche a Novara. Ho scelto l’Ungheria innanzitutto perché mi facevano tre anni di contratto. Ma non solo: è stata una decisione voluta, ponderata. Volevo un’esperienza all’estero, una strada diversa. Il calcio italiano è troppo tattico per le mie caratteristiche, avevo bisogno di questa avventura. E poi…”. Sì? “Budapest è una città bellissima, stiamo alla grande”. Prima persona plurale, perché i Lanzafame prima di tutto sono una famiglia: “Una moglie e tre figlie!”. Claudia la compagna di viaggio, Elisabetta, Sofia e AnnaJoelle le piccole di casa. La prima a Budapest era già stata, Sofia è arrivata dopo e la più piccola… l’avete già conosciuta. “Porto loro all’asilo e poi vado in centro con mia moglie, viviamo in un residence bellissimo e stiamo proprio bene”, e si sente. “Pranzo fuori con lei, usciamo con una coppia toscana con cui abbiamo stretto amicizia e spesso andiamo un ristoratore italiano che conosciamo”. Famiglia… e lavoro: “Ci alleniamo di pomeriggio, siamo un gruppo eterogeneo”. Lingua? English! “Le piccole lo studiano a scuola, vanno ad un asilo inglese. Nello spogliatoio ci capiamo con quello. Ci sono serbi, africani, italiani… l’allenatore parla inglese con tutti”. L’ungherese niente? “Troppo difficile, è la seconda lingua più difficile al mondo dicono”. Lo aiutiamo: “cél”, a Budapest vuol dire gol. E ne ha già segnati.
Stupito di un avvio così? “Era importante, ma sapevo che cosa stavo facendo. Devo dire grazie all’Italia che mi ha lanciato nel calcio che conta, sono inciampato tante volte nella mia carriera ma nonostante tutto ho ancora 29 anni”. 29 anni e… 19 allenatori! “Tantissimi, e quasi tutti bravi. Guidolin,Montella… ma anche altri magari con meno appeal mediatico. Come Rossi, da 5 anni allena l’Honved e lo sta facendo alla grande. Ci metto pure lui tra i tanti allenatori bravi che ho avuto”. E pure Conte: “Ci siamo sentiti quando andai via da Bari e negli anni successivi, poi ognuno ha preso la sua strada. Nutro grande stima nei suoi confronti e lo ringrazio di avermi lanciato”. Parole sincere, anche se fu proprio lui a dargli quell’etichetta da “nuovo Cristiano Ronaldo” che ha presto fatto il giro del web: “Quando ero giovane me l’ero anche presa, ora ci rido. Conte fece questo paragone… io di errori in carriera ne ho fatti tanti, cambiare tante squadre non mi ha aiutato. Ma ora mi piace guardare in avanti. A Novara potevo rimanere a giocarmi le mie carte, ma sia io che la società abbiamo fatto scelte diverse. Mantengo un ottimo rapporto con Da Costa, Viola e Mantovani, li sento spesso… Hanno avuto un momento difficile, ma possono ripetere la cavalcata dell’anno scorso”. Li seguirai? “Certo, come tutto il calcio italiano. Ma ora sto bene all’estero”. E “Uuuuhfhmappppp1” a tutti: non è ungherese, è il codice della felicità di Lanzafame.