Kokorin e Mamaev, partita in carcere: "Sognando la libertà"
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Data: 10/08/2019 -

Kokorin e Mamaev, partita in carcere: "Sognando la libertà"

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Il calcio è stato loro portato via a causa di una notte assurda: Kokorin e Mamaev, una volta dello Zenit e del Krasnodar, stanno scotando una pena in carcere di 19 e 18 mesi (da ottobre 2018 con condanna definitiva nel maggio 2019) per aggressione a un funzionario pubblico. Ma il calcio, nonostante tutto, continuano a giocarlo. Partita nel centro correttivo di Alekseevka: Golden Lions-Salyutom. Protagonisti proprio i due giocatori. Mamaev, nei Lions, ha segnato una tripletta nella gara vinta 4-2. Un ritorno alla vita.

"Giocare per noi è una gioia" ha dichiarato Kokorin a Sport24.ru alla fine. "Non ci era mai capitato. I nomi delle squadre? Ci era stato detto di chiamarla con uno slogan che andasse bene a tutti: ci siamo trovati d'accordo su questo. Siamo in 15, cerchiamo di insegnare qualcosa a chi vuole giocare con noi".

La voglia di continuare con il calcio è tantissima. L'attesa sembra infinita. "Un mio ritorno allo Zenit? Non dipende tutto da me. Prima devo occuparmi del rilascio, e poi capire qualcosa sulla mia carriera: considerando come sono stati comprensivi con me, giocherei fino alla fine della mia carriera anche gratis. La prigione mi sta cambiando: le persone qui mi capiscono. Qui l'80% delle persone è in carcere perché ha commesso un reato, gli altri cercano invece di dimostrare la loro innocenza. Detto questo, qui è tutto molto regolare: il programma, la routine quotidiana. Sai che devi andare al lavoro, fare sport, riposarti. Tutti insieme". 

E anche Mamaev è d'accordo con il compagno: "Non sarà per noi difficile tornare a giocare a calcio. Ci manteniamo in forma, continuiamo a praticare sport. Ci alleniamo ogni giorno per questo". Poi, le lacrime: "Rivedere la mia famiglia è stato emozionante. Non vedevo nessuno da nove mesi: sono grato per il supporto che mi stanno dando. Qui sono cresciuto, migliorato. Cosa mi manca soprattutto? La libertà. Qui va tutto bene, ma la libertà è la libertà" conclude.



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