“Ausilio ci ha visto lungo con Hakimi”. Un lavoro di scouting che ha origini lontane: “Lo segue da molto tempo. Due anni e mezzo fa, quando ancora era al Real Madrid e non giocava, ha iniziato più volte a chiedermi di lui”. Parola di Kharja, uno dei marocchini della storia dell’Inter. Il primo, Ibrahim Maaroufi, non ha lasciato il segno, ma Houssine ha vinto la Coppa Italia del 2011. L’ultimo trofeo nerazzurro. “Segnai all’Inter poco prima che mi acquistassero, per quello mi hanno preso!”. Kharja sorride, si racconta a gianlucadimarzio.com e parla anche di Hakimi, pronto a diventare il prossimo terzino di Conte: “L’Inter è un punto d’arrivo, e il modulo di Antonio sarà perfetto per lui”.
Una benedizione importante, lui che lo conosce molto bene e lo ha seguito, come delegato per la federazione marocchina, al Mondiale di Russia 2018: “E’ fortissimo, in tutti gli anni di nazionale non ho mai visto nessuno come lui. E' molto intelligente, saprà adattarsi al calcio italiano. Potrà faticare in fase difensiva, magari all’inizio, ma verrà sicuramente aiutato. Del resto anche Maicon ebbe qualche difficoltà, poi ha vinto il Triplete. Hakimi è sveglio e migliorerà”. Giocare in uno stadio come San Siro sarà un stimolo in più: “Non ha paura di niente, come me. Ha giocato a Madrid e a Dortmund, vincendo anche una Champions. Il Meazza potrà solamente caricarlo”. Hakimi ha il physique du rôle dell’esterno difensivo moderno e ha tutte le carte in regola per diventare un giocatore chiave dell’Inter.
Destini, più volte, incrociati
Contro i nerazzurri, Kharja, ha sempre avuto un buon feeling, segnando spesso sia con la maglia del Siena che con quella del Genoa. Cresciuto nella Ternana, a 29 anni ha avuto la grande occasione: “Sarei potuto arrivare all’Inter già con Mourinho, ma per problemi al ginocchio è saltata la trattativa. Nonostante tutto, un anno dopo, nel gennaio del 2011, Branca e Leonardo mi hanno acquistato”. Centrocampista di qualità, più fantasista che regista, con l’Inter ha subito trovato spazio, giocando e vincendo la Coppa Italia: “Quell’Inter era una squadra fantastica, aveva appena vinto tutto e mi sono trovato bene sin da subito, era piena di campioni che mi hanno fatto sentire a mio agio. Quando ci sono giocatori del genere diventa tutto più semplice”. Nonostante un buon finale di stagione, non è stato riscattato: “Purtroppo è andata così, potevo seguire Leonardo al PSG, ma alla fine non se ne fece nulla. Leonardo è un grande allenatore conosceva tutti, anche me. Prima che arrivassi sapeva ogni cosa del ruolo, del modo di stare in campo. Peccato non abbia continuato la carriera da allenatore, ma sarà un talento anche come dirigente”.
Ancora il ginocchio, ancora una volta
Terminata l’avventura nerazzurra, Kharja è passato dalla Fiorentina al Al-Arabi fino al Shochaux. L’ultima tappa del suo “viaggio” è stata la Steaua Bucarest nel 2016, solo 14 partite e poi crack, il ginocchio ha ceduto: “Mi sono operato al legamento crociato, sono rientrato in tempi record, 3 mesi e 3 giorni, ma ho deciso comunque di smettere”. Scelta definitiva, soprattutto per motivi familiari: “Vivendo in Qatar non era facile, per cui ho deciso di mollare il calcio”. Nonostante l’infortunio ha ricevuto molte offerte. “Mi hanno chiamato anche alcuni club europei, ma ho preferito smettere. La passione non mancava, ma non ne valeva la pena”. Oggi Houssine ha 37 anni e lavora per beIN Sports, network televisivo, e fisicamente è rimasto quello di prima: “Se ci dovessimo allenare sarei ancora in forma”, dice ridendo. Il futuro è ancora in divenire: “Non so se vorrò fare l’allenatore, ho avuto già qualche chiamata. Per ora sto bene così, c’è tempo!”.