Milan, Kalulu: “Non ho giocato per 4 mesi, ho dovuto stringere i denti”
Pierre Kalulu, ai microfoni di Vista.fr, ripercorre il suo arrivo al Milan e i primi mesi con la maglia rossonera
“Prima di arrivare al Milan non avevo mai firmato un contratto da professionista“. Esordisce così Pierre Kalulu, difensore centrale rossonero, che si è raccontato ai microfoni di Vista.fr nel corso della prima puntata di “City Stade”.
“Sono sempre stato abituato a giocare difensore – spiega il francese. Quando sono andato al Lione non ero molto convinto, non volevo uscire dalla mia comfort zone per una serie di motivi. È stato comunque un piacere giocare con loro, eravamo determinati a vincere. Fino a qualche anno fa non ero il più promettente, ma un buon giocatore: giocavo ottime partite e altre non così buone“.
Dopo l’esperienza in Francia l’arrivo al Milan: “Ero convinto che non era importante dove stessi andando. A causa del Covid ero bloccato da un grande dilemma per quanto riguardava il mio futuro professionale e non solo. La quarantena mi faceva abbastanza paura, si fermò ogni tipo di attività. Quando svolsi le visite mediche mi chiedevo cosa stessi facendo lì in quel momento, ma appena hai i documenti davanti e firmi non ci pensi più“.
Kalulu: “Pioli credeva ci fossero giocatori migliori di me, ho dovuto stringere i denti”
Un debutto arrivato in Europa League: “Non ho giocato per 4 mesi, ho esordito contro lo Sparta Praga. Avevo un piano di adattamento fisico e tattico di qualche mese: è un gioco molto diverso dalla Francia. Pioli riteneva ci fossero giocatori migliori di me e lì ho dovuto stringere i denti. Durante un allenamento il mister mi chiese se avessi mai giocato come centrocampista o ala destra e ho risposto di sì, ma avrei risposto alla stessa maniera se mi avesse chiesto di giocare al centro. Al Lione ci allenavamo per essere i migliori in ogni ruolo, anche a centrocampo. Quando non giochi non hai diritto ad essere felice, sei tu che devi inseguire i tuoi obiettivi. Io fatico e sudo. All’esordio mi sono impegnato così tanto che non sentivo la pressione“.
Impossibile poi non spendere una parola su Ibrahimovic: “Nei quattro mesi di adattamento lui era spesso con me. Mi ha incoraggiato molto, mi ha supportato, mi ha chiesto cose sulla vita privata. E poi ha notato che lavoravo sodo, gli è piaciuto il mio atteggiamento“.