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Kakuta: l’ex predestinato che ora riparte dal suo Lens

Talento, promesse, pressioni. Gaël Kakuta è stato per anni un ragazzo con i fari puntati addosso. “Sin da quando avevo 17 anni, a causa del mio trasferimento dal Lens al Chelsea che fece rumore, la gente ha sentito parlare molto di me”. Il fantasista classe 1991 fu acquistato dai blues nel 2007, secondo modalità non del tutto corrette, a detta della FIFA: pare, infatti, che Roman Abramovich, mosso dal forte desiderio di averlo con sé, lo avesse convinto a rescindere il contratto con il suo club di formazione per trasferirsi a Stamford Bridge. Scoppiò un vero e proprio caso, che finì in tribunale. Al Chelsea fu inizialmente vietato di poter intervenire sul mercato per un anno. Sentenza sospesa poi dal TAS di Losanna.


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"Un predestinato"

Al di là delle vicende giuridiche, Kakuta arrivò a Londra da minorenne ma con molti occhi su di sé. Non era ancora professionista, ma già un fuoriclasse secondo Michael Ballack, che giocò con lui qualche partita nella squadra riserve per recuperare da un infortunio: “Non preoccupatevi di me. Andate a vedere il francesino: è un fenomeno”, disse ai giornalisti il centrocampista ex Bayern. Anche per Carlo Ancelotti (allenatore del Chelsea dal 2009 al 2011) Kakuta era un predestinato: “Ha un talento incredibile e si allena bene ogni giorno. È il futuro del club”. Con le rappresentative giovanili della Francia aveva già bruciato le tappe: titolarissimo nell’Under 17, sconfitto agli Europei solo in finale dalla Spagna nel 2008. Due anni dopo, sempre da protagonista assoluto, trascinò l’Under 19 alla conquista del titolo europeo, giocando insieme ad Antoine Griezmann e mettendo in panchina uno come Alexandre Lacazette


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Le cose, poi, non sono andate come la gente si aspettava che andassero

Dotato di una velocità e di una capacità di dribbling fuori dal comune, Kakuta sembrava davvero un predestinato. Tante promesse, troppa pressione forse. Nel calcio, niente è scontato: “Le cose, poi, non sono andate come la gente si aspettava che andassero”. Sul più bello, infatti, la stella del ragazzo si è assopita. Desideroso di giocare di più, coperto al Chelsea dai vari Malouda, Benayoun, Zhirkov e Salomon Kalou, Gaël Kakuta chiese il prestito. Si spostò di qualche km, andando a Fulham. Fu l’inizio della discesa: il francese di origini congolesi non confermerà più le attese. Le esperienze sono state tante. Altrettante le ripartenze, ma Kakuta non è più riuscito a ritrovare lo smalto che gli aveva garantito le assicurazioni speciali firmate Ballack e Ancelotti. 


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TANTE SQUADRE, RARE SODDISFAZIONI

Fulham, Bolton, Digione, poi il Vitesse in Errdivisie. Tante squadre, rare soddisfazioni. Nel 2014 arrivò anche la chiamata della Lazio, per sostituire il partente Hernanes, ma da gennaio a maggio collezionerà solo trentatré minuti di gioco. L’anno successivo Kakuta andò in prestito al Rayo Vallecano, disputando una buona stagione, non riuscendo, tuttavia, a convincere il Chelsea a proporgli il rinnovo. Nel 2015 la firma col Siviglia. Un’altra esperienza dal ricordo amaro: “In allenamento Emery mi metteva terzino, o mediano. Avevo l'impressione che volesse farmi perdere le staffe. L'ho lasciato perdere nel suo delirio…”. Poi un anno in Cina all’Hebei insieme a Lavezzi e Gervinho, e infine il ritorno in Francia.


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RITORNO DOVE TUTTO COMINCIO'

Lo ha accolto prima l’Amiens, dove ha ritrovato buone sensazioni, e adesso è tornato al Lens, il club dove tutto cominciò: “Sono contento di essere di nuovo qui. Era giunto il tempo di tornare: lo aspettavo da tanto questo speciale momento. Ho sempre mantenuto i contatti con amici, giocatori e addetti ai lavori. Ricordo quando facevo il raccattapalle e sognavo di essere in campo al Felix Bollaert, uno stadio che fa sognare, con dei tifosi caldissimi: ora posso esaudire questo desiderio”. È a Lens, quindi, che Kakuta può ritrovare i livelli di quando incantava tutti al Chelsea e nelle giovanili della Francia. Le motivazioni sembrano quelle di sempre: “Sono ancora giovane. In tanti, a 29 anni, hanno raggiunto la maturità. Io non ho mai dubitato delle mie potenzialità e ho ancora tanta voglia di ritrovare gli alti livelli”. 


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Un proverbio arabo dice: “La felicità non è un posto in cui arrivare, ma una casa in cui tornare”. La casa che lo ha fatto crescere lo ha riaccolto a braccia aperte. Kakuta è pronto per ritrovare il sorriso e spiccare finalmente il volo. Se per Ballack e Ancelotti era una futura star, adesso non può essere di certo diventato uno qualunque. Il talento è genetica, va solo riscoperto, con le giuste dosi di motivazioni, serenità e voglia di stupire. E nel contesto giusto. Quello migliore potrebbe essere proprio Lens, dove tutto cominciò. E dove tutto potrebbe ricominciare.

A cura di Cosimo Bartoloni