“Nessun colore per me avrà tinte più forti del bianco e nero”, diceva Alessandro del Piero. L’uno candido, puro, femminile. L’altro scuro, intenso, duro come spesso è il gioco del calcio. Opposti, è vero, ma su quella maglia dal 1897 convivono e vestono leggende, tante quante i trofei alzati al cielo dalla Juventus nella sua storia. E così come a Torino è assurdo solo pensare al bianco senza nero e al nero senza bianco, è irragionevole credere che nel 2019 il calcio possa appartenere solo al genere maschile. Inizia proprio con questi due colori il percorso alla scoperta delle realtà femminili più importanti del nostro paese. Da Sara Gama a Barbara Bonansea, da Valentina Cernoia ad Aurora Galli, nel settore “rosa” della Juventus crescono alcune delle eccellenze italiane e del calcio mondiale. Determinate, instancabili, eleganti anche quando i tacchetti prendono il posto dei tacchi. Belle con in dosso la maglia bianconera. Ancor di più con quella azzurra.
“Juventus” in latino, “gioventù” in italiano. Ed è giovanissima infatti la sezione femminile bianconera, nata il 1 luglio del 2017 e conosciuta come Juventus Women. A Torino il gentil sesso calciava il pallone però già da tempo. La Real Juventus, ora disciolta e la Juventus Torino, nata nel 1987, attualmente in Serie C, avevano già adottato i colori bianconeri, pur non legandosi mai ufficialmente con il club maschile. È grazie al’iniziativa della FIGC di permettere alle società professionistiche maschili di acquisire quelle dilettantistiche femminili, che la Juventus rileva il titolo sportivo del Cuneo. Diretta l’iscrizione alla serie A e scudetto conquistato già nella stagione 2017/2018, per poi realizzare la doppietta in quella successiva, alzando al cielo anche la Coppa Italia nella finale contro la Fiorentina. Viola battuta anche ieri in finale di Supercoppa Italiana, la prima nella storia per la Juventus Femminile. In panchina, a dirigere l’armata c’è Rita Guarino, ex calciatrice della Nazionale con numerose maglie tra cui Torres, Cascine Vica e Lazio ed ex allenatrice azzurra dal 2015 al 2017, anno in cui sposa il progetto bianconero. Con un attacco devastante da 11 gol all’attivo e una muro difensivo da soli 3 gol subiti, la Juventus Women è attualmente in seconda posizione della classifica di Serie A femminile, alle spalle del Milan.
LE STRUTTURE - Durante la prima stagione di attività, gli allenamenti quotidiani si svolgevano alla Sisport di Torino, per poi spostarsi, in quella seguente, allo Juventus Training Center di Vinovo. Protagoniste della UEFA Women’s Champions League, le ragazze di Guarino, hanno avuto la disponibilità dello Stadio Silvio Piola di Novara e dello Stadio Moccagatta di Alessandria.
SETTORE GIOVANILE – Il sogno bianconero inizia già in tenera età. Nate nel 2015, ancor prima della prima squadra femminile, grazie ad una collaborazione con il Luserna, le giovanili della Juventus Women si compongono di 8 squadre, dall’Under9/10 a quella Under 19. Il palmarès è di tutto rispetto. Una Viareggio Women’S Cup per le più grandi, finaliste dello scudetto nella scorsa stagione un Campionato Nazionale per l’Under 17 e l’Under 15, anch’esse in finale scudetto dello scorso anno e una Danone Nations Cup per le Under 12.
OBIETTIVI AZZURRI - Il talento delle juventine non passa certo inosservato agli occhi di Milena Bertolini, attuale allenatrice della Nazionale che convoca ben dieci giocatrici tesserate dalla società torinese. Durante le qualificazioni allo scorso campionato mondiale femminile, le Azzurre crollano ai quarti di finale sotto i colpi inferti da un’Olanda inarrestabile. Le prestazioni dell’Italia, più bianconera che mai, con otto tesserate juventine, di cui sei nell’undici titolare, stregano un intero paese e forse, anche il resto del mondo. La capitana non poteva che essere lei, Sara Gama, con la fascia al braccio anche quando veste la maglia zebrata. Nel 2018, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, è stata inserita da Mattel, casa produttrice di giocattoli statunitense, tra le 17 personalità femminili internazionali fonti di ispirazione per le generazioni future, dedicandole una Barbie.
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Alle bambole però hanno sempre preferito un pallone. Oggi lo rincorrono, lo accarezzano, lo gettano in rete. Esultano e fanno esultare. E la sensazione, l’emozione regalata dopo un loro gol è la stessa che ogni domenica sanno regalarci quegli uomini, quegli idoli di un’Italia che ancora oggi, fa fatica a capire che il calcio è bello proprio perché non ha razza, né colore, né genere.
A cura di Lavinia Saccardo