Ci eravamo lasciati, su di lui, a dicembre. Dicembre 2018. Era al suo secondo anno di Juventus, provava a emergere sempre di più. Ad accoglierlo, nel 2017, era Buffon: “Ciao Rodrigo”. Un ragazzino, niente di più. Poi, altri due anni con Allegri e un ruolo a centrocampo che a poco a poco Bentancur si è ritagliato. Passo dopo passo. Intanto, Buffon è andato in Francia, per poi ritornare un anno dopo. Chissà che uomo ha trovato, rispetto al ragazzino di allora.
Perché Rodrigo di strada ne ha fatta. E i tifosi della Juventus lo stavano aspettando eccome. Allora si pensava a un bambino diventato grande. Adesso, grande, lo è diventato? Certo, dopo l’espulsione di Supercoppa con la Lazio (che gli è costata tre giornate di campionato), ci si aspettava il riscatto. E contro l’Udinese la partita è stata troppo semplice per sentirsi messo davvero alla prova.
Il centrocampo torna al gol
Ci voleva la Roma. Ma soprattutto ci voleva una grande partita. Di tutti. E la Juve del primo tempo non tradisce: Ronaldo fa un gol che sembra semplice ma che semplice non è; Bonucci segna la terza rete di testa con una difesa molto mal posizionata. E la seconda? È di Rodrigo, che torna a far segnare il centrocampo dopo mesi (l’ultimo centrocampista fu Pjanic con il Bologna il 19 ottobre, senza considerare Ramsey a Mosca il 6 novembre) e soprattutto si rivede nel tabellino dopo oltre un anno (dicembre 2018: Fiorentina-Juve 0-3) tra alti e bassi.
"Pugni chiusi"
Il 30 sempre sulla maglia, per non dimenticare la mamma che l’ha lasciato troppo presto. E un tatuaggio, sempre per lei. Contro la Roma, dei pugni chiusi e le braccia larghe, a cercare un abbraccio lungo una vita che continuamente rincorre. Il centrocampo che Sarri ha schierato contro la Roma ha fatto la differenza: ritmi alti, tante azioni. In un concetto: partita divertente. Ma guai a parlare di sarrismo. Quella è solo una parola...