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Non fatemi foto, lasciatemi stare”. Cappuccio tirato su, occhiali da sole. Espressione di vetro. Era il 15 maggio, il giorno del suo rientro a Torino. È passato poco più di un mese. Non è stato facile per Higuain: in Argentina, la mamma non stava bene; nel mondo, la pandemia; in Italia, tante voci sul suo futuro, e tanti giudizi sul perché non volesse tornare ad allenarsi. Qualcosa poi è successo, o oggi non si commenterebbe la maglia della Juve sudata, anziché il cappuccio sulla testa, ma soprattutto il sorriso e l’abbraccio con Cristiano Ronaldo al posto della rabbia, che è stata tanta.

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"Non volevo tornare, ci ho riflettuto"

Il Pipa ha segnato contro il Lecce il terzo gol, su quattro, della partita; il sesto in questo campionato: è arrivato all’83’, ma vale molto più di una semplice rete. Non è una questione di numeri, ma di testa: Gonzalo non voleva tornare a giocare, lo aveva detto a Sarri, ai compagni, alla società. Ma poi si è convinto: per questo finale di stagione c’è anche lui. Lo ammette con sguarda concentrato e determinato davanti alle telecamere di Sky: “Ho passato un periodo bruttissimo per la pandemia, e la salute di mia madre. Sono state settimane difficili, ma ci ho riflettuto tanto e ho capito che la squadra aveva bisogno di me. Mi sono messo sul serio per cercare di finire come si deve, da professionista, e per ricambiare l’affetto di squadra e tifoseria che mi hanno sempre dato tanto. Mi dovevo mettere in moto: sono felice di essere tornato e anche per il gol”.

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Un sinistro potentissimo, che si piazza alle spalle di Gabriel e poco sotto la traversa: un gol figlio di un assist di tacco di Ronaldo, che, si vede, sta alzando il ritmo. Ma non fa notizia la rete all’incrocio di Dybala. Non la fa nemmeno quella su rigore proprio di Cristiano, o quella di De Ligt a chiudere il risultato. All’83’, la scena la prende Higuain, che diventa protagonista di una partita giocata pochi minuti.

La spinta di Sarri

Pensa alla famiglia in Sudamerica, tutti i giorni. Quella in Italia, cioè i suoi compagni, si stringe intorno a lui. Basta chiedere a Sarri, che nella conferenza stampa prima della partita con il Lecce era stato molto diretto, sia sui problemi dell’attaccante che con lui ha fatto la storia del Napoli, sia sulle potenzialità. Lo ha ribadito dopo il 4-0 al Lecce: “Ci darà tanto in questa parte finale di stagione”.

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Non è tutto lasciato alle spalle: non si può. I problemi, le ansie… quelle si devono imparare a gestire. La storia di Higuain è quella di un uomo, privilegiato, che ha avuto paura. Un atto normale, capita a tutti, nessuno escluso. Ha chiesto del tempo per riflettere. Un momento di pausa. Quella che nel calcio, a ritmi velocizzati, si impiega quando si alza la testa, si prende la mira, si tira. E si segna.