L’etimologia di Primavera è articolata: deriva da “ver” latino, che a sua volta ha origine dal sanscrito “vas”. Vuol dire splendere. Splende il sole sull’Allianz, anche se fa un freddo micidiale: icona perfetta di una partita che per la classifica dice tanto. Alti e bassi, scudetto e salvezza: non vince la Juve, ma uno splendente Benevento. E il gelo di fine partita avvolge Ronaldo e compagni. Perché va bene crederci fino alla fine, ma adesso diventa davvero dura.
Segna Gaich la sua seconda rete in Italia ed è (di nuovo) pesantissima: dopo quella del pareggio contro lo Spezia, arriva quella che non ti aspetti. Non vale tre punti, molti di più: è l’orgoglio di una squadra che ha cambiato pelle per affrontare la Juventus (niente 4-4-2) e che adesso allontana la zona rovente della retrocessione. Un gol che condanna le due squadre di Torino: la Juve all’Allianz, il Toro a Marassi, che perde contro la Sampdoria e ora è a -6 ma con una partita da recuperare.
Sta tutto lì, in una vittoria che non si aspettavano in tanti ma che, minuto dopo minuto, sembra possibile. La Juve non ha mai il colpo da ko: ci si avvicina qualche volta, ma senza dare l’idea di poterla chiudere come aveva fatto contro il Cagliari. Gli avversari sono puliti, ordinati. Chiusissimi, sì, ma non smettono di guardare avanti. Gaich segna e Montipò annulla ogni possibile rischio. Un sogno “che forse non ci aspettavamo nemmeno noi”, ha dichiarato Viola alla fine. “Questa doveva essere la partita della svolta, dovevamo aspettarli e colpirli. Ci siamo riusciti”.
Inzaghi svolta, Pirlo no. E anzi paga l’errore di Arthur che lui, da giocatore, forse non avrebbe mai commesso. Paratici si infuria sugli spalti e le sue parole nel post sono piene di rammarico, il Benevento corre a stringere il suo allenatore che a fine gara esulta come quando giocava e segnava. Qualche nuvola su Torino, intanto, è anche arrivata. La Primavera, in Piemonte, è rimandata.