La aspettavamo, la volevamo vedere. Bastava leggere sui social: “Chi ama questo sport, non può perdersi Juve-Atalanta”. Golia che affronta un Davide molto cresciuto, Sarri e Gasperini che mettono in campo due filosofie, due modi di vedere il calcio. Partiamo dalla fine, il risultato: l’Atalanta va in vantaggio due volte, la Juve (o forse è meglio dire Ronaldo, perché di Juve, oggi, se n’è vista meno del solito) pareggia. Di rigore: le mani di De Roon e, verso lo scadere, di Muriel, salvano i bianconeri, che vanno a +8 dalla seconda e a sei partite dalla fine iniziano a vedere lo scudetto sempre più vicino.
Urla continue
La partita della Juve è attendista, dalla tribuna stampa si sentono le urla di Sarri e dei giocatori in panchina che incitano quelli in campo. Urla e sudore. Paura? Forse “come dal dentista”, verrebbe da dire. Sai che può succedere qualcosa da un momento all’altro, e devi evitarlo con tutte le tue forze. Anche perché alle grida bianconere si alternano quelle più acute di Gasperini. Che è una furia: “Marcalo! Attento a Ronaldo! Torna!”, di continuo. 90’ più recupero: è davvero agonismo fuori dal campo. E intanto la sua Atalanta va avanti con record, ritmi altissimi e soprattutto quel gioco di chi ha la testa volta solo a divertirsi.
Possesso esagerato
Quanto ancora dovremo parlare di numeri? Fino a quando giocheranno così, ce lo consentiranno. Vediamo un po’: 8’ e 10’’ di possesso palla continuo (!) per arrivare al gol di Zapata. Gomez è bravissimo a mettere fuori tempo De Ligt e a lanciare il colombiano, che è letteralmente un muro. Bentancur cade, lui segna. E poi ci vuole coraggio, e l’Atalanta ne ha parecchio. 68’: fuori Gomez e Zapata, dentro Malinovskyi e Muriel. Togliere il Papu non è semplice, soprattutto durante una partita così: la fiducia è tanta, viene ripagata. E non è soltanto per il gol (meraviglioso) che realizza l’ucraino all’80’ e che regala l’illusione di aver davvero riaperto il campionato, è per quello che la squadra continua a dare. Escono dei leader, ne entrano degli altri. Non si può nemmeno parlare di cambi azzeccati, perché sembrano naturali, quasi nemmeno ponderati.
Questa volta Muriel non segna, ma causa il penalty decisivo (che porta CR7 a una sola rete di distanza dall’attuale capocannoniere, Immobile). Ingenuo e sfortunato, soprattutto se si pensa che è proprio l’Atalanta a tornare a casa con rammarico (13 tiri totali a 9, 51% di possesso palla). Triplice fischio, tutti nello spogliatoio. Il calcio così fa arrabbiare per un tifoso, ma fa godere. “Io sono orgoglioso di quanto fatto, la vittoria sarebbe stata meritata da noi”, dice Gasperini. E la qualità resta.
La festa anticipata
Parlavamo a ritroso, per altro. Andiamo all’inizio. Anzi prima. Fuori dallo stadio, nei piazzali destinati ai parcheggi se fosse una giornata “normale”, si vedevano famiglie parcheggiare, mettere la musica, mamme e figlie ballare con la maglia della Juve. Un bel momento, quasi un’attesa di quello che potrà tornare a essere. Una festa anticipata, che ora sembra diventare sempre più reale.