Lo sguardo e gli occhi sono quelli di sempre, la voce sicura è quella di chi è pronto a vincere un’altra sfida. Deviando in corner sfortuna e cattive notizie. Julio Sergio risponde dal Brasile, da casa sua, dove ha chiuso - nel 2014 - la carriera da giocatore dopo sette stagioni in Serie A passate tra Roma e Lecce. “Spero di tornare in Italia nei prossimi mesi. Ho tanti progetti da portare avanti. Penso che nel 2023 sarà il primo viaggio che farò”. Oggi l’ex portiere fa parte di un’azienda di investimenti, che si occupa di aiutare le persone nella gestione del loro patrimonio. Ma ci torneremo. Nel frattempo Julio - da padre - ha una battaglia da vincere, con un tumore celebrale come avversario da battere. “Enzo ha dodici anni ed è un bambino straordinario. Il suo sorriso ci insegna ogni giorno come va affrontata la vita. Stargli accanto è un’occasione per imparare da lui. La vittoria con mio figlio sarà la più importante della mia vita”.
Mentre lo racconta si percepisce non solo una forte emozione, ma anche tutta la sua speranza e la sofferenza di questi ultimi due anni. “Viviamo alla giornata. Ma abbiamo già vinto insieme in passato e vinceremo ancora. Il suo sogno è tornare a fare sport, ha provato anche a giocare in porta ma gli piace di più il tennis. Tornerà a giocare non appena stare bene. Seguiamo sempre il calcio italiano, ovviamente in casa si tifa una squadra sola…Spero di portare presto la mia famiglia in Italia con me. Enzo è nato a Roma, Gaia a Lecce. Sono rimasti molto legati al vostro paese”.
Già, Roma. Per Julio è stata una seconda casa. C'è stato dal 2006 al 2013, prima di andare a Lecce e poi tornare in Brasile. Spalletti lo aveva definito “il miglior terzo portiere del mondo”, perchè anche quando non giocava sapeva stare al suo posto, per Ranieri è stato il numero uno che gli stava per far vincere uno scudetto. Nel 2009-2010 è stato eroe in entrambi i derby della capitale. “All’andata vinciamo uno a zero, io fermo Mauri con una gran parata. Credo sia stata una delle più belle della mia carriera. Decisiva. Al ritorno invece andiamo subito sotto uno a zero e all’intervallo Ranieri toglie Totti e De Rossi. C’era grande fiducia in lui e nelle sue idee, ma lì per lì la scelta sorprese un po’ tutti. Appena rientriamo in campo loro hanno la possibilità di raddoppiare su calcio di rigore. Nei giorni precedenti con il preparatore dei portieri Pellizzaro avevamo studiato Hernanes e Rocchi, invece dal dischetto va Floccari, io seguo l’istinto e glielo paro. Sai quando ti senti le cose? Ecco, la sensazione è quella lì. Penso che quella parata abbia poi dato la scossa decisiva per la rimonta finale. Che ricordi, mi vengono ancora i brividi”. Notti e momenti che non dimenticherà mai.
Dopo aver dato l’addio al calcio giocato, Julio Sergio ha fatto un po’ di tutto: dall’allenatore all’osservatore, poi ha detto basta con il pallone. O meglio, per un periodo, ha messo in pausa. “Non è successo nulla che mi ha portato a questa scelta, è stata solamente un’opportunità. Ho dovuto studiare e imparare, con voglia e umiltà. Mi sono messo alla prova”. Come ha sempre fatto in campo, rubando con gli occhi e assorbendo come una spugna. “L’obiettivo è quello di aiutare le persone a gestire i propri risparmi, in particolare i giovani. Guarda i calciatori. In quanti si trovano da ragazzi a gestire tanti, tantissimi soldi che poi spesso non sanno come usare? Si passa da zero a cento in un attimo. È importante quindi avere qualcuno che ti aiuti a non buttarli. Non esistono bacchette magiche, l’importante è avere a cuore il bene di chi si affida a te. Ho visto tanti colleghi che si sono bruciati o si sono fidati delle persone sbagliate. Nel momento in cui guadagni devi essere lucido, avere cura dei sacrifici fatti, essere responsabile e non sperperare i tuoi risparmi. La mia missione è aiutare a fare questo, ma non vale solo per chi gioca a calcio eh, vale per chiunque possa aver bisogno di aiuto nella gestione del portafoglio”.
Julio Sergio si è calato nel suo nuovo mondo con competenza, rigore e professionalità. Ma ci tiene a fare una precisazione. “Non ho lasciato il calcio, anzi. Sto iniziando a lavorare come procuratore, mi piace molto.Sicuramente ci sarà occasione di lavorare con l’Italia, infatti sono venuto lo scorso aprile e tornerò senz’altro nel 2023. Anche qui, come ti dicevo prima, quello che conta è il bene del cliente, quindi del ragazzo. Spero che la mia esperienza possa essere d’aiuto”. In chiusura ci regala una cartolina su Roma. “Per me è casa, famiglia, parte del mio cuore. Ho tanti amici lì, non solo nel calcio. Il compagno con cui ho legato di più, a parte i brasiliani, è stato De Rossi. Non dimenticherò mai il suo abbraccio dopo il mio esordio contro la Juve. È una persona vera”. Poi sorride. Guarda Enzo e sorride ancora. La speranza di tutti noi è che sorridano sempre insieme. Sarà la parata più bella della sua vita, su questo non ci sono dubbi.