Resilienza. Guardare oltre e non pensarci più, subire un colpo e assorbirlo come se nulla fosse. “Il Milan? Tornassi indietro, lo risceglierei”. La serenità di chi crede nei propri mezzi, la consapevolezza di avere sempre dato il meglio di sé. Josè Agustin Mauri risponde al telefono dall’Argentina, dove a 23 anni è tornato a giocare dopo quasi dieci stagioni trascorse tra Parma e Milano. “Tanta roba l’Italia, in futuro voglio tornarci di sicuro”.
Una vacanza in Sudamerica, appena qualche mese fa, gli ha fatto venire nostalgia di casa. Josè non ci ha pensato due volte e ha firmato un contratto con il Talleres, club di Primera, con sede a Cordoba: “Avevo bisogno di trascorrere un po’ di tempo nel mio Paese. A giugno 2020 sarò di nuovo svincolato, in maniera tale da poter trovare una nuova sistemazione anche in Europa. A luglio mi hanno cercato alcuni club di Serie A, nessuna offerta però mi aveva colpito particolarmente. Così, ho deciso di passare un anno vicino casa”. Questione di priorità: quando si è trasferito in Italia, d’altronde, Josè aveva appena 14 anni.
“La prima volta che sono venuto in Europa, ho fatto un provino con il Brescia. Mi sono allenato con loro per una settimana, le cose andavano bene e avrei dovuto trasferirmi lì. Tornato in Argentina, però, arrivò pure la chiamata del Parma. Ad occuparsi di tutto era un intermediario argentino e, appena seppe che i gialloblù mi avevano messo nel mirino, mi fece tornare in Italia per fare una prova anche con loro. Andò tutto liscio e, così, alla fine mi sono trasferito in Emilia”. E meno male per lui: perché a Parma Mauri incontra Donadoni, che se ne innamora calcisticamente e lo manda in campo, in Serie A, ad appena 17 anni.
Personalità e quantità davanti alla difesa, nel 2014-2015 Mauri prende in mano le chiavi del centrocampo dei crociati. “Dentro lo spogliatoio avevo i miei protettori: Gargano e Paletta. Grazie alle loro raccomandazioni, Cassano non mi prendeva in giro e mi lasciava in pace, mentre con gli altri... era uno spasso continuo. Quando cominciai ad allenarmi con la prima squadra, Antonio si avvicinò e mi disse di stare tranquillo. “Tu passa la palla a me, al resto ci penso io”. Carattere, esperienza, il più forte con cui abbia mai giocato. I suoi consigli erano preziosissimi, di lui si parla in un certo modo perché non ha peli sulla lingua. A me, invece, le persone così piacciono ancora di più”, racconta José ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Dal Parma alle... stelle, dopo il fallimento dei crociati mezza Italia contatta Mauri e spera di accaparrarselo a costo zero. “Mi volevano tutti - racconta José -, parlai con la Juve, con la Roma, con la Fiorentina. Per come si presentò, però, il Milan sembrava di gran lunga la scelta migliore che potessi fare”. Sembrava, appunto. Ma forse Mauri si sbagliava: “Rifarei la stessa scelta, i rossoneri mi offrivano un ruolo da protagonista e parlavano con convinzione di un progetto-giovani per tornare gloriosi. Ma alla fine...”. Alla fine, José Mauri, quattro estati più tardi, è rimasto senza contratto.
“Ad essere sincero, se guardo indietro non vedo la mia carriera come un flop inspiegabile. Parlare della mia esperienza al Milan come di un fallimento non sarebbe corretto. Non sarebbe giusto per me, nemmeno per Bertolacci, Conti e decine di altri giovani passati da San Siro negli ultimi anni”. Romagnoli ce l’ha fatta, tutti gli altri no. “È fallito Mauri oppure il progetto del Milan?”, riflette José. Sempre pronto quando veniva chiamato in causa, 21 presenze in rossonero e, nel mezzo, una parentesi con la maglia dell’Empoli. Era il 2017, in attacco c’erano Maccarone e Pucciarelli e davanti alla difesa José e Buchel, amici dentro e pure fuori dal campo. “Una volta postai su Instagram una sua foto per trovargli una fidanzata. Come finì? Qualcuna gli scrisse, Marcel però continuava ad aspettare la Belen Rodriguez di turno...”.
Doppio passaporto - sia italiano che argentino -, una vita a metà tra il Sudamerica e lo Stivale. Mentre José, in estate, ha accettato la proposta del Talleres per tornare in patria, suo fratello Juan, anche lui centrocampista, si è trasferito a Palermo per riportare i rosanero nel calcio professionistico. Akragas, Paganese e Lucchese prima del passaggio in Serie D del trentunenne, fino allo scorso giugno il cartellino di Juan è stato però... di proprietà del Milan. “Quando si fecero avanti per prendermi a parametro zero, trovammo un accordo per far sì che mi raggiungesse pure Juan”, spiega ancora José.
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Non solo Kakà, Digao, Antonio e Gigio Donnarumma: negli ultimi anni da Milanello sono passati pure i fratelli Mauri. “Andarlo a vedere al Barbera? Riuscirci prossimamente mi sembra difficile, non ho abbastanza tempo per lasciare l’Argentina. So per certo però che presto tornerò in Italia”. Magari per giocare a pallone, magari per... questioni di affari: “Appena arrivato a Parma, da ragazzino, andavo sempre in un ristorante-pizzeria, si chiamava Un Posto al Sole ed era gestito da un grande amico, Alfonso. Con i primi soldi che ho messo da parte, ho investito in quest’attività e nei prossimi mesi mi farebbe piacere tornarci”.
Un anno in Argentina per risentirsi a casa, un’ondata di relax dopo le ultime, pesantissime stagioni con la maglia del Milan. Dopo, chissà. Il classe ‘96 si gode il momento, in attesa della giusta chiamata che lo riporti dove merita. Magari in Europa, forse ancora in quella Serie A che, con la delusione in rossonero alle spalle, rimane ancora il… posto al sole di José Mauri.