Calcio totale, rivoluzione: Cruijff raccontato da chi l’ha affrontato
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Data: 25/04/2020 -

Calcio totale, rivoluzione: Cruijff raccontato da chi l’ha affrontato

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Se il calcio di oggi è quello che conosciamo, lo dobbiamo in gran parte a Johan Cruijff. Oltre a essere uno dei più grandi interpreti del gioco, lui ne ha cambiato le regole. Tanto da giocatore, quanto da allenatore. Il "calcio totale" del suo Ajax, del suo Barcellona e della sua Olanda non è stato solo un modo diverso di concepire questo sport. È stato una rivoluzione.

Pressing, squadra corta, fuorigioco. Correre bene, non tanto. Giocatori che si muovono in armonia, l'uno per l'altro, in funzione di un obiettivo comune. Spettacolo, ma anche - e soprattutto - risultati. E di quell'Ajax tra la seconda metà degli anni '60 e la prima dei '70, Cruijff è stato l'esecutore per eccellenza. Rifinitore e finalizzatore. Elegante e incisivo, con giocate spettacolari ma mai fini a se stesse. Personificazione dell’unione calcistica tra utilità e spettacolarità a cui tanti, tantissimi – quasi tutti, in realtà – si sono da lì in poi ispirati.

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“L’AJAX UN’INNOVAZIONE. LUI FACEVA OGNI COSA IN VELOCITÀ”

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Era il metronomo della squadra, ma anche quello che risolveva tutto. Quando prendeva palla creava un disagio agli avversari. E non parlo solo di gol”. Giovanni Lodetti, ex calciatore del Milan tra il ’61 e il ’70, prova a sintetizzare così il suo pensiero sull’olandese ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Perché lui, Cruijff, lo ha sfidato in campo. Era una finale di Champions League del 1969, e l’Ajax di Cruijff e Rinus Michels stava pian piano entrando nella storia del calcio. Quella volta, però, finì 4-1 per il Milan: “Siamo stati fortunati a incontrare Johan quando era appena sbocciato e cominciava a crescere. Fosse successo due anni più tardi, sarebbe stata molto dura…”.

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E infatti, tra il ’71 e il ’73, quell’Ajax vince tre Champions di fila. E Cruijff tre Palloni d’Oro: 1971, 1973,1974. “Era un calciatore strepitoso, uno dei più grandi. Ha sempre avuto quel modo di giocare, ma più andava avanti e più conosceva l’ambiente dell’Ajax. La squadra si adattava a lui, correvano tutti. E lui oltre alla corsa aveva anche una tecnica straordinaria, faceva qualunque cosa in velocità. Quando si è integrato tutto il complesso, hanno fatto cose fantastiche”. Mai viste prima: “In quel momento l’Ajax rappresentava un’innovazione. Oltre a Cruijff, anche tutti gli altri erano molto forti”.

“TUTTI SI MUOVEVANO INSIEME”

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Espressione del calcio totale che in quegli anni conquista l’Europa: “Era qualcosa di rivoluzionario, l’inizio di una squadra in cui si muovevano tutti insieme. Il nostro calcio si giocava con il libero che partecipava sì al gioco, ma non come un libero dell'Ajax, che era praticamente un mediano. Avevano 10 giocatori di grande livello più un fuoriclasse. Pelè e Maradona forse sono stati superiori a livello globale, ma appena dietro di loro ci sono giocatori come Cruijff, Bobby Charlton o Di Stefano, che ho incontrato e marcato. Senza dimenticare il nostro Rivera. Giocatori diversi e imparagonabili. Forse Cruijff un po' più innamorato della palla, ma quando la prendeva ti puntava e andava”.

“PER PRENDERLO DOVEVI PARTIRE PRIMA”

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Ad affrontare Cruijff è stato anche Franco Causio, suo avversario sia nella finale di Coppa Campioni del ‘73 – persa dalla Juventus contro l’Ajax – sia in Nazionale contro l’Olanda nel ’74. E il suo ricordo di Johan, raccontato in una precedente intervista ai nostri microfoni nel giorno della scomparsa dell’olandese, non fa che confermare la sua importanza: “È stato uno dei più grandi giocatori del mondo. Ma anche da allenatore fu tra i migliori. In quella finale di Coppa Campioni siamo stati battuti dal calciatore e dalla squadra più forti in assoluto”. A fargli eco anche Filippo Galli e Christian Panucci – “Cruijff ha contribuito a cambiare il calcio” – o Andrea Orlandini – “Uno dei più grandi di tutti i tempi. In campo era una gazzella. Bisognava partire prima per prenderlo”.

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“CRUIJFF RICOPRIVA OGNI RUOLO IN CAMPO”

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La finale del ’69 l’ho rivista l’altro giorno in TV. Non è stata una partita facile, ma era l’inizio del loro ciclo e noi eravamo davvero forti. Ma poi quell’Ajax, per anni, ha fatto vedere un gioco moderno e di qualità” prosegue ancora Lodetti, campione d’Italia e d’Europa sia con il Milan che con la Nazionale. “Cruijff ricopriva tutti i ruoli. In quella gara era in ascesa, lo credevamo già un grande calciatore. Ricordo che Nereo Rocco prima della partita ci disse: ‘Ragazzi state attenti, questo quando lo affronti non lo prendi mai, semina uno dopo l'altro’. Per fortuna gli abbiamo concesso poco. Magari era anche emozionato per la sua prima finale…”.

Con il suo numero 14, Cruijff ha rappresentato una delle prime figure di uomo-squadra: “Quando prendeva palla poteva dominare, e tutti gli altri erano pronti a sostenerlo e a farsi servire. Avevano un movimento non facile da controllare”. Non facile, certo. Ma a Cruijff veniva tutto naturale. Anche perché, in fondo: “Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che esista”. Parola di Johan Cruijff, l’uomo che ha rivoluzionato il calcio.



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