Da zero a cento... uno. La storia di Jamie Vardy, attaccante del Leicester, forse non può essere sintetizzata meglio di così: a quindici anni lavorava in fabbriaca per meno di 30 sterline al mese, ieri è entrato nel club dei calciatori capaci di segnare 100 (e più gol, come nel suo caso) in Premier League. In mezzo anche un campionato vinto con il suo Leicester nel 2016 quando in panchina siedeva sir Claudio Ranieri.
Ha 33 anni, ma non sembra e forse nemmeno lui sembra saperlo perché si muove e segna con la facilità di un ragazzino all'esordio in Premier League. Quest'anno 30 presenze, 21 gol e 4 assist e con la doppietta di ieri al Crystal Palace (3-0 risultato finale, ndr) è salito a 101 gol in Premier a -3 da Didier Drogba e -8 da un certo Ryan Giggs. Alan Shearer, miglior marcatore nella storia del campionato inglese, a 260 è lontanissimo, ma con questo infinito Vardy mai dire mai.
Partire da zero
Ha semppre avuto un sogno Jamie: giocare a calcio. Eppure per 8 mesi il pallone non lo ha nemmeno voluto toccare quando aveva 16 anni, la sua squadra del cuore, lo Sheffield Wednesday, lo aveva scartato perché troppo basso, il momento più difficile nella sua carriera: "Ho pensato di smettere. Il bello è che dopo quel rifiuto in un mese crebbi 20 cm di colpo. Però ero demotivato, per 8 mesi non toccai più un pallone. Essere respinto dalla squadra che ho sempre tifato fu uno choc".
Poi il college, la fabbrica e lo Stocksbridge. Valanghe di gol - 66 in tre anni - ma anche un carattere difficile. Nel 2007 venne coinvolto in una rissa in un pub: difese un suo amico per orgoglio, poiché era stato preso in giro a causa del suo apparecchio acustico. Per sei mesi fu costretto a rispettare un durissimo coprifuoco, rimanendo a casa dalle 6 di mattina alle 6 di pomeriggio. Inoltre, per controllare i suoi spostamenti e assicurarsi che non uscisse dalla propria abitazione, le autorità inglesi lo costrinsero ad indossare una cavigliera elettronica.
Secondo voi si è fermato? Mai. Jamie aveva un sogno, il calcio lo aveva deluso, ma il pallone era sempre e comunque il suo migliore amico: "Ero in grado di giocare a calcio, ma in un paio di occasioni mi toccò scappare fuori dal campo e andare direttamente a casa per evitare di violare il coprifuoco. Mi accompagnavano i miei genitori. Se, invece, le partite in trasferta erano troppo lontane, potevo giocare solo un’ora: dovevo sperare che fossimo in vantaggio, lasciare il campo e tornare in tutta fretta per arrivare in tempo".
La chance Leicester
Vardy segna, tanto e ovunque. Il Leicester lo nota e lo acquista per 1 milione di sterline, probabilmente uno degli investimenti meglio riusciti, nel calcio, di questo millennio. Non tradisce la fiducia nonostante la 'faccia da cattivo ragazzo' Vardy ha un cuore d'oro e quando il treno passa si lancia alla sua rincorsa e ci salta su, non lo lascia andare.
In due stagioni arrivano la promozione in Premier e la salvezza con Pearson in panchina. Infine Ranieri e tutto quel che ne consegue: la vittoria della Premier League, la Nazionale, l'Europeo in Francia, i 24 gol, i record infranti (undici partite consecutive in gol in Premier League, mai nessuno come lui), la tripletta al Manchester City di Aguero, il sorriso ritrovato dopo anni difficili e la nascita di un bomber operaio, un attaccante diverso da tutti gli altri. Un gioiello ammirato da tutti ma tutto del Leicester a cui ha dedicato 8 anni della sua carriera, 305 partite, 128 gol e 51 asssit in tutte le competizioni.
Arrivare a 101
Oggi Jamie ha 33 anni e in questa stagione sta nuovamente trascinando il Leicester a qualcosa di clamoroso e impensabile: la seconda storica qualificazione in Champions League. La storia di Vardy, poi, dimostra che nulla è impossibile serve tanta determinazione e l'ennesimo premio della sua stagione oltre alla Silver Fox (premio conferito ai giocatori che raggiungo i 100 gol nel campionato inglese) potrebbe essere anche vincere la classifica marcatori. Lui davanti a tutti, un'impresa che non gli riuscì nel 2016 quando di gol ne segnò 24, ora è a quota 21 a cinque giornate dalla fine.
Una storia, la sua, che dà speranza a tutti a partire dai ragazzi della sua V9 Academy che sognano di emularlo: "Là fuori ci sono diversi calciatori nella stessa posizione in cui ero io: hanno solo bisogno di un’opportunità". Un cuore grande, una faccia da cattivo ragazzo: un working class hero che da zero è arrivato a cento... e uno.