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Irrati, elogio alla VAR: “Felice intuizione: gli arbitri in Italia sono ora punti di riferimento”

Le parole dell’arbitro italiano, reduce dall’esperienza al Mondiale in Russia: “Sarà giusto far vedere ai tifosi le immagini sui maxischermi. Oggi i direttori di gara non possono controllare tutto”

Un pizzico di Italia al Mondiale di Russia. Frase che, detta così, può certamente sembrare strana, vista la clamorosa assenza della nostra Nazionale dal torneo vinto dalla Francia: eppure Massimiliano Irrati, arbitro appartenente alla sezione di Pistoia, ha vissuto da protagonista l’intera rassegna internazionale di Russia 2018 da ben altro punto di vista. Esperienza di cui, insieme a diverse tematiche, il 39enne arbitro ha parlato così ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, partendo proprio dalla finale osservata dalla VAR room: “Aver portato un po’ d’Italia in finale al Mondiale? Me l’han detto tante volte, in effetti. Non è comunque il primo ricordo che mi porterò nel cuore della mia esperienza al Mondiale: la partita inaugurale mi ha emozionato di più, perché ha coinciso con l’esordio della VAR al Mondiale. Sentivo di avere gli occhi del mondo addosso, c’era un’attesa pazzesca. Dopo mesi di esercitazioni, si apriva finalmente il sipario. Immagini la responsabilità: se avessi sbagliato una chiamata, cosa ne sarebbe stato del progetto VAR?”.

Una novità che ha stravolto il mondo del calcio, dando la possibilità di rimediare a chiamate errate (o non effettuate) e possibili errori: “Serve proprio a prendere la decisione giusta: ai ritmi del calcio di oggi l’arbitro da solo non può controllare tutto. In un mondo sempre più frenetico e tecnologico, soprattutto nello sport, noi vogliamo ancora presentarci solo con fischietto e cartellini? Qualcuno pensava non volessimo farci imporre le decisioni, ma da un pezzo non siamo più quelli. E sfatiamo un altro tabù: agli arbitri non interessa perdere il potere, ma conservare il posto. E il posto, soprattutto a certi livelli, lo conservi solo se non fai errori”.

Un elogio alla tecnologia sul quale Irrati ha voluto nuovamente soffermarsi così: “E’ stata una felice intuizione di Figc, Lega e Aia. Oggi tutti guardano agli arbitri italiani come a punti di riferimento. Quando la Fifa ha dovuto scegliere a chi affidarsi, ha scelto noi. Ci hanno dato fiducia e l’abbiamo ripagata. Eppure due anni fa, quando cominciammo a parlarne, era futurismo. Ricordo le lezioni di Rosetti, sembrava un visionario. Tutti ora vogliono averla perché garantisce giustizia. In Premier secondo me sbagliano: possibile che l’arbitro debba essere l’unico a non sapere che ha commesso un errore, mentre tutti quelli intorno a lui con i replay e le notizie da casa lo hanno scoperto in pochi secondi?”.

Nuova stagione e contemporanea novità, con le immagini della VAR destinate a finire anche sui maxischermi degli stadi: “E’ giusto, gli spettatori si renderanno subito conto. Meno proteste dei tifosi? Questo è un grande risultato ottenuto con la VAR: avete letto le statistiche dell’ultima stagione? Ormai il giocatore sa che non può più farla franca anche se l’arbitro non lo ha visto. La verità è che la VAR è un deterrente pazzesco. Al Mondiale in 64 partite non abbiamo avuto un’espulsione per falli o condotte particolarmente violenti. Per non parlare del crollo dei cartellini dati per proteste o simulazioni. La linea di intervento è molto alta, solo per i casi netti. Bisogna fare attenzione ad allargare troppo il campo. Siamo intelligenti, limitiamoci agli episodi chiari. L’obiettivo della VAR è eliminare il grande errore, quello che fa dire allo spettatore: ma era rigore netto, come ha fatto a non darlo? Il nostro, invece, è metterci lo stesso impegno e professionalità. Con l’obiettivo di sempre: arbitrare bene, evitare errori. Il resto, lo diranno il presidente dell’Aia Nicchi e il designatore Rizzoli. Se gli arbitri italiani oggi sono dei modelli, lo dobbiamo innanzitutto a loro”.