Tre stagioni per "spiccare il volo", promessa mantenuta per Alessio Cragno. Era il 21 settembre del 2014, all'Olimpico il portierino di Fiesole, allora ventenne, fece il massimo contro la Roma: dopo un quarto d'ora raccolse già due palloni dalla rete. Esordio schock nella difesa zemaniana: 14 presenze e 27 reti subite, la media di due gol a partita. Si sa, la serie A è un'altra cosa, San Siro e l'Olimpico teatri ben diversi dai campetti in cui Alessio ha mosso i primi passi con la Polisportiva Sieci, nella provincia fiorentina, appena tre anni prima. E non erano certo bastati i due campionati di cadetteria con la maglia del Brescia e tutta la trafila delle nazionali giovanili, dalla Under 17 fino all'Under 21.
Ma il Cagliari e il presidente Giulini in particolare, hanno sempre creduto in Alessio. Reattività, personalità e un pizzico di follia, un investimento per il futuro che ora dà i suoi frutti. L'esame Benevento, con la promozione da protagonista l'ha visto superare la prova a pieni voti, come i sei mesi a Lanciano, dal gennaio 2016. "La scelta di fare il portiere- raccontò Cragno ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com- "è nata per caso. Quando mi sono iscritto alla scuola calcio del mio paese, nella prima partita che ho fatto mancava il ragazzo che faceva il portiere e hanno messo me. Il ruolo mi è piaciuto, mi sono divertito e loro hanno visto che ci potevo stare e da li è iniziato tutto. Il giorno che è arrivata la chiamata del Brescia ho provato una grande soddisfazione e felicità, stavo realizzando il mio sogno di diventare un calciatore. Poi ovviamente c'era anche la preoccupazione di andare a vivere da solo, o in convitto, comunque lontano da casa. Avevo 16 anni e quindi un po' di timore c'era, però è una scelta che rifarei senza dubbio".
Alessio, invece, ce l'ha fatta ed effettivamente di strada ne ha fatta tanta. Esordio a 18 anni in serie b, durante Brescia-Modena del settembre 2012. Due anni di cadetteria e poi la chiamata del Cagliari. Quest'anno la consacrazione, un Cragno totalmente diverso dalla versione "zemaniana" e forse già pronto per la Nazionale maggiore, anche se lui frena: "Un passo alla volta. La Nazionale è il massimo e già partecipare agli stage rappresenta un segnale importante. Ero in lizza anche per la convocazione prima dell’infortunio, ma pazienza. Un mio pregio è il fatto che cerco di essere sorridente e di prendere in modo positivo tutto ciò che faccio. Un difetto, forse, che sono eccessivamente perfezionista e autocritico e a volte anche un po' permaloso. Io un po' pazzo? Penso che per pazzia si intenda il coraggio, perché mettere il volto, la testa, le mani, lì dove gli altri mettono i piedi è sicuramente una bella dimostrazione di coraggio. Non a caso tra i miei idoli c'era Higuita".
A proposito di portieri sudamericani... L'"uomo Cragno" si sta specializzando anche in un altro fondamentale, alla Chilavert o alla Rogerio Ceni: "Mi diverto a calciare punizioni in allenamento, tiro anche i rigori. Ma per ora non mi sono mai sentito di farlo in partita. Altri modelli? Come italiano non posso che dire Gigi Buffon. Penso che qualsiasi giovane portiere italiano guardi a lui come. Un altro portiere che mi piace molto è Iker Casillas. Al di là dei modelli, devo molto alla mia famiglia, perché senza il loro aiuto e il loro sostegno non sarei mai riuscito a intraprendere questo percorso. Poi a tutti gli allenatori che ho avuto nel corso delle mie esperienze. Ognuno di loro è stato fondamentale per crescere, come persona e come calciatore". Alessio è poi un ragazzo controccorente: "Sono riservato e non mi piace mettere in piazza la mia vita privata. Uso i social il minimo indispensabile e sfrutto di più la tecnologia per studiare allenamenti e altri portieri. Mi piace leggere e lo fanno tanti altri miei colleghi. Amo i romanzi storici: la trilogia di Novecento di Ken Follett, il mio preferito. Perché il 17? Mi piace andare controcorrente. E poi non sono scaramantico".
Donnarumma o Cragno? La Nazionale azzurra ha un futuro "roseo" e sicuramente è in "buone mani"...