Sono passati 20 dall’ultimo scudetto della Lazio. Igli Tare era un giovane calciatore e Roma non era ancora stata la sua casa. Ora è cambiato tutto: il direttore sportivo albanese è diventato uno di famiglia a Formello e sogna in grande: “Scudetto? Noi ci siamo. Proveremo a vincerlo adesso, se la serie A riprende, oppure l’anno prossimo. Arriviamo da lontano e non ci fermiamo qui”, ha assicurato Tare in un’intervista a Repubblica.
“Se la Serie A riprende”, è questo il nodo cruciale. Nella giornata di ieri la Lega ha individuato nel 13 giugno il giorno giusto per riprendere, ora si attende l’ok definitivo da parte del Governo. Uno stop, per Tare, sarebbe disastroso: “Chi dice che vogliamo continuare il campionato solo per interesse personale non ha capito niente. Il calcio dà da vivere a 370 mila persone, se si ferma sarà il fallimento per tanti e l'Italia perderà pezzi di storia non solo sportiva”.
"Fermarsi adesso vuol dire non ripartire a settembre"
Continua il ds biancoceleste a La Repubblica: “Sarà un disastro sociale. Fermarsi adesso vuol dire, quasi certamente, non ripartire neanche a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti. Ci invidiano e pensano che il calcio sia soltanto la serie A, invece sono migliaia di persone e famiglie che lavorano. Abbiamo il dovere di difenderle".
Tare lancia l’appello al Governo: “Non posso pensare che il ministro Spadafora sia così irresponsabile da farlo apposta, ma di certo esistono governi in Europa che vogliono aiutare il calcio: la Germania, la Spagna, l'Inghilterra. In Italia non è così, e neppure in Francia dove hanno bloccato tutto in via definitiva: e io penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club. Evitiamo un'estate in tribunale. Ci stanno prendendo in giro, queste continue complicazioni sono ridicole. Siano più chiari, oppure le conseguenze si riveleranno enormi: economiche, sociali, sportive e psichiche. La gente è in sofferenza nervosa e il calcio è terapeutico. Ne abbiamo bisogno in tanti. Il pallone può essere il segno della vita che ricomincia davvero”.
Pochi giorni fa il CTS ha reso noto il protocollo da adottare a partire dal 18 maggio, quando gli allenamenti di gruppo ripartiranno. Alcune scelte hanno fatto però storcere la bocca ad alcuni addetti ai lavori: “Il protocollo sanitario tedesco è il migliore: controlli a tappeto e se c’è un positivo si isola lui, non l’intero gruppo. Si gioca, e se poi qualcuno decide di tornare a casa può farlo, ma pagando di tasca propria i test settimanali per sé e i suoi famigliari. Alla Lazio, dopo gli esami sierologici siamo risultati tutti negativi e nessun giocatore si è mai allontanato da Roma”, ha concluso Tare.