Matteo Darmian e Antonio Conte non si erano salutati nel migliore dei modi. 2 luglio 2016, al Matmut Atlantique - casa del Bordeaux - l'Italia gioca i quarti di finale dell'Europeo. Dall'altra parte c'è la Germania, che in quell'occasione rompe il tabù azzurro e ci costringe alle lacrime. Finisce male, ai rigori. E l'errore decisivo è proprio del classe 1989, che si fa ipnotizzare da Neuer: "L’ho trovato un po’ giù di morale, era dispiaciuto per i tifosi", dirà qualche giorno dopo nonna Michela, dopo averlo riabbracciato al suo ritorno a Rescaldina, piccolo comune della città metropolitana di Milano.
Alla prima non sbaglia mai
Darmian a Milano, nel frattempo, ci è tornato. Lo ha fatto quattro anni dopo, con la faccia matura di un 30enne e il carattere temprato dalle stagioni al Manchester United. Pupillo di van Gaal, che nel 2015 lo fa debuttare in Premier contro il Tottenham. Una partita in cui Matteo viene nominato man of the match. Se ne intende di esordi, le gambe non gli tremano mai. Lo ha dimostrato anche con l'Italia alla prima del Mondiale del 2014. Avversario l'Inghilterra, lui per 95' buca la fascia insieme a Candreva: "Finalmente il terzino che cercavamo", esclama qualcuno.
La tradizione si ripete con Conte all'Inter: Hakimi viene fermato dalla Uefa per la positività al Covid e l'allenatore lo rimpiazza proprio con Matteo in occasione della prima giornata di Champions pareggiata con il Borussia M'gladbach. E se in pochi, sul momento, rimpiangono il marocchino - devastante nelle sue prime uscite - il merito è di Darmian, autore di una prestazione molto positiva: arriva sempre a chiudere l'azione, fa volare Sommer con un colpo di testa e arma Lautaro, che su un suo pallone colpisce il palo. Promosso, per tutti.
E la scena si è ripetuta sabato, a Marassi. Hakimi, che nel frattempo è tornato negativo, si siede in panchina e sulla destra c'è sempre Darmian. L'esterno si conferma, spingendo dall'inizio alla fine nel tentativo di abbattere il muro di Maran. Lo fa anche dall'altra parte, a sinistra, quando esce Perisic. Conte infatti, all'ora di gioco, non toglie lui ma il croato per inserire Hakimi. Un gesto che dice tutto.
Gli inizi al...Milan
Darmian è arrivato nelle ultime ore di calciomercato. Via Dalbert, Candreva e Asamoah, l'Inter aveva bisogno di un esterno dopo il mancato ritorno di Moses. La Media House nerazzurra lo ha presentato con un video bellissimo, che toccava i sentimenti di un calcio di provincia, lontano dalle luci della ribalta, con le porte fatte con le felpe e le squadre insieme ai propri amici. Quando Matteo giocava col papà Giovanni in oratorio, dietro casa. Ne è passato di tempo, sembra ieri quando vestiva la maglia del... Milan. Scoperto da Beniamino Abate, fece il suo esordio ancora 16enne nel novembre del 2006, nella gara di Coppa Italia contro il Brescia dove entrò al posto di Kaladze. Poi la prima in A, a 17 anni. Milan-Udinese, a lasciargli il posto fu Favalli.
Riserva a chi?
Da lì il Padova, il Palermo, gli anni al Torino e lo United, dove le cose si complicano nell'ultimo anno e mezzo, quando Mourinho gli preferisce Valencia. Niente riscatto, nemmeno con Solskjaer. Appena 533' nella stagione 2018/2019, troppo poco. Da lì la decisione di lasciare Old Trafford per Parma: "Qui perché ho voglia di giocare", spiegherà Matteo nel giorno della presentazione. Già, giocare. Questo il suo pensiero fisso, fin da quando - piccolino - la nonna lo chiamava in dialetto "demòni", cioè demonio. Difficile dunque immaginarlo solo come riserva in questa Inter. Sulla destra sarà dura con Hakimi, ma Darmian sa giocare bene anche a sinistra e non è escluso che possano essere entrambi titolari. Lui ci proverà in tutti i modi. Le prime due partite sono lì a confermarlo.