La fascia sul braccio è la stessa di trent’anni fa. E pesa tanto stanotte se c’è da onorare la memoria del più grande di sempre. Diego Armando Maradona di gol su punizione, in quella porta, ne ha fatti tanti: alcuni storici, altri indispensabili. Così il regalo migliore stasera gli è arrivato da Lorenzo Insigne, l’altro capitano che con un gol da trenta metri al minuto 31 ha sbloccato la gara contro la Roma del San Paolo nell’ultima notte con questo nome. Sì, perché dalla prossima settimana lo stadio di Fuorigrotta prenderà il nome del Diez.
“La notizia della morte di Diego ci ha dato una spinta in più. È venuto a mancare il nostro idolo e fa male, ci tenevamo ancora di più stasera a vincere, per lui e per tutta la città”, le parole del napoletano. Diego, nel frattempo, guardava vigile la punizione di Insigne proprio dietro la porta segnata, con una gigantografia che ospita lo striscione lasciato in dote dalla Curva A. “La tua scomparsa un colpo al petto, un dolore al cuore. Napoli ti giura eterno amore” recita l’appello degli ultras mancanti per una notte.
Lorenzo, che con il mito di Diego ci è cresciuto e di quel Diez ha poi indossato la maglia (ma solo nelle giovanili napoletane), si è preso la squadra sulle spalle come quando, lo scorso giovedì o anche stasera prima del fischio d’inizio, aveva omaggiato Maradona dentro e fuori dallo stadio. Ha segnato, è corso in panchina a prendere quella numero 10 e l’ha baciata alle telecamere.
93 i gol di Insigne, che insegue proprio il record dell’argentino in azzurro (115), lo stesso superato nella scorsa stagione da Mertens, l’altro figlio di Napoli che nella notte di giovedì aveva fatto irruzione al murales di Diego nel centro della città come un tifoso qualunque per omaggiare il campione del passato.
Come col Milan, Mertens ha allungato la striscia vincente davanti alla porta lasciandosi sempre più il record maradoniano alle spalle: “Ma i nostri nomi non potranno mai essere comparati” aveva detto salutandolo il belga. Come l’ha salutato stasera, alzando i pensieri al cielo per un’ultima dedica.
A cura di Gennaro Arpaia