Ciro Immobile domani sarà uno dei protagonisti dell'amichevole tra Italia e Germania. Un gol? Possibile, visto il momento d'oro che sta passando, ma soprattutto come risposta ad una nazione che negli ultimi anni gli ha dato forti dispiaceri. Non scese in campo il 2 luglio scorso a Bordeaux, nella cocente sconfitta ai rigori ad Euro 2016, ma quella partita se la ricorda bene: "Non ho mai sofferto così tanto nella mia carriera - ammette Ciro sulle colonne di Kicker - Eravamo ad un passo dalla semifinale, giocandocela alla pari con i tedeschi, ma siamo tornati a casa a mani vuote. Ci sono voluti giorni per elaborare tutto questo. Domani sarà un test per vedere a che punto siamo arrivati".
È carico Ciro, soprattutto perché domani vorrà dimostrare a tutti chi è davvero Immobile. Lo stesso di Dortmund, un'esperienza che però non fu facilissima,soprattutto per l'ostacolo linguistico: "Non giudico la mia stagione al Borussia negativamente, ho segnato quattro gol in Champions League e poi sono finito a margine, avrei potuto dare di più e mi dispiace per come ci siamo lasciati, avremmo potuto festeggiare altri successi. L'esperienza in Germania è stata positiva per me, peccato abbia avuto un sapore amaro. C'erano problemi nello spogliatoio. Non era il Dortmund che conoscevo. Perfino per i tedeschi era difficile quella situazione, figuriamoci per un italiano appena arrivato. Ci sono state troppe polemiche intorno a me però: tutto quello che si diceva su di me erano cavolate. Io e mia moglie poi non abbiamo rifiutato l’insegnante di tedesco. Lo dico sinceramente: imparare il tedesco era dannatamente difficile. Al tempo Klopp mi concesse di avere un interprete, mentre Tuchel me lo proibì e mi risultò difficile capire cosa dicesse il tecnico".
A Dortmund dovette convivere con il fantasma di Lewandowski: "Probabilmente non avrei raggiunto il suo livello, ma sono certo che avrei potuto dare molto di più se fossi rimasto. Mi è dispiaciuto andarmene via così. I compagni con cui ho legato di più all’epoca? Aubameyang, Reus e Sokratis. Con loro sono stato benissimo. La Serie A è straordinariamente tattica, in Spagna si ama il bel calcio. Della Bundesliga mi piace che nonostante il dominio del Bayern Monaco ogni anno possa esserci una sorpresa, come lo sono adesso il Colonia o l’Hertha Berlino”.
Futuro, targato Lazio e passato: "Il Napoli però mi resta nel cuore e non uscirà mai da lì. Ma sono un professionista e gioco per la Lazio. Ogni giorno auguro il meglio al Napoli, tranne quando gioca contro la mia squadra. Il mio idolo è sempre stato Del Piero, era all'apice della carriera quando cominciai. In area di rigore il più forte di tutti però era Trezeguet. Lo guardavo in allenamento e restavo sempre a bocca aperta. Klose? Un mito. Sono contento sia entrato a far parte della nazionale e sono contento del record di gol ai Mondiali. Se non lui chi? Fa parte della storia della Lazio. Mi servono solo 45 gol per superarlo nella classifica cannonieri della storia del club, facile no?. Higuain? Un calciatore ha pochi anni a disposizione. Se si parla di sentimenti capisco il Napoli, se si parla da un punto di vista professionale capisco Higuain”.