Il mondo di Sarri, aneddoti e scaramanzie ai tempi dei dilettanti
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Data: 30/05/2019 -

Il mondo di Sarri, aneddoti e scaramanzie ai tempi dei dilettanti

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em>“Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto anche gratis”. Ecco la frase più celebre di Maurizio Sarri, pronunciata con semplicità e onestà, dopo essere partito da così in basso ed aver realizzato di essere arrivato così in alto: dalla Seconda Categoria alla Serie A fino all'Europa League vinta con il Chelsea (QUI), le ha vissute proprio tutte. Fatica, ma anche soddisfazione. Ah, i dilettanti: mix di aneddoti e storie meravigliose.

Così abbiamo deciso di intraprendere un “viaggio nel mondo di Sarri”, contattando in esclusiva per Gianlucadimarzio.com almeno un giocatore o dirigente per ciascuna squadra in cui ha lavorato l'allenatore toscano. Si comincia.

Prima tappa? Stia, stagione ‘90/91, quando Sarri decise di appendere gli scarpini al chiodo per diventare l’allenatore di una squadra di Seconda Categoria. A raccontarcelo Luca Rialti, prima compagno e poi giocatore di Sarri, ora impegnato in una grande azienda logistica: “Andavamo insieme a Firenze per lavoro, anche se praticavamo due lavori diversi. Poi, da lì, sempre insieme, ci recavamo a Stia per giocare: la strada era molto tortuosa e lui era così scaramantico da accendere le sigarette solo ed esclusivamente quando si presentavano certe curve piuttosto che altre. Maurizio è una grande persona: per esempio, tempo fa, ho avuto un grave problema e lui mi ha mandato un messaggio per sapere come stavo”.

 

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La stagione successiva Sarri cambiò squadra passando alla Faellese, sempre in Seconda Categoria, dove rimase fino al 1993. Simone Simonti, ora impiantista elettronico, ne parla così: "Che personaggio Maurizio! Tra le sue scaramanzie, ne ricordo una in particolare: vestiva sempre una maglia nera che non cambiava mai. E poi, aveva una lavagna in cui scriveva delle massime di saggezza, come 'Non è grande chi non cade mai, ma chi cade e si rialza'. Era maniacale nel descriverci gli avversari, in seconda categoria, pensate! Io, tra l'altro, ero il più tartassato dai richiami del mister (ride, ndr), facevo la mezz'ala destra... Ci siamo divertiti molto e utilizzava un modulo che poteva variare da 3-5-2 a 5-3-2 a 3-3-4. Siamo ancora molto amici, addirittura sono anche andato a trovarlo a Napoli  quando allenava lì".

 

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Dopo l’esperienza a Faella, ecco il doppio salto, fino alla Promozione. Ad attenderlo il Cavriglia, portato nel giro di tre anni fino all’Eccellenza, dove ritrovò un vecchio avversario diventato poi suo giocatore, Nicolè Pratesi, ora impiegato in un istituto farmaceutico: “Ci sono mille storie da raccontare su Maurizio, soprattutto sulla sua scaramanzia! Ad esempio, un giorno eravamo tutti pronti per iniziare l’allenamento ma Sarri non arrivava. Allora aspettammo, aspettammo, aspettammo e alla fine decidemmo di chiamarlo. Lui rispose dicendo che era in macchina fermo perché gli aveva attraversato la strada un gatto nero e avrebbe dovuto aspettare per forza che passasse un’altra macchina prima di lui, se no non si sarebbe mosso. Solo che di macchine proprio non ne stavano passando…Quante risate! Poi, vi racconto quest’altro aneddoto di quando invece giocavamo da avversari.

Entrambi eravamo due difensori centrali e durante una partita mi si avvicinò Maurizio, chiedendomi: ‘Nicolè, quando nascerà mio figlio posso chiamarlo come te? Tu sei un gran giocatore e io spero che lui diventi un giorno calciatore’. Io risposi che non doveva chiedere il permesso a me, ma a sua moglie! – se la ride – Peccato che poi suo figlio poi col calcio non è che se la sia cavata molto… Infine, sempre quando giocavamo contro, Maurizio era conosciuto per essere un giocatore ‘all’inglese’: entrava sempre in scivolata! E noi, conoscendolo, facevamo apposta a far finta di allungarci la palla per crossare così, non appena si lanciava in scivolata, lo scavalcavamo con un sombrero e… Ciaooo”.

 

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