Jan Oblak rappresenta il muro invalicabile dell’Atletico Madrid. Il portiere sloveno, che in passato ha detto no a Liverpool e Chelsea, disposte a pagare la sua clausola di rescissione di 100 milioni di euro, è pronto a firmare il rinnovo di contratto con il club di Madrid. Conosciamo meglio il personaggio: ce lo racconta un suo ex compagno di squadra, Guilherme Siqueira.
Il guardiano che difende la porta dell’Atletico è timido e silenzioso. “Oblak? Non parla!” enfatizza Siqueira, ex compagno dello sloveno sia al Benfica sia a Madrid sponda colchoneros. “Jan è un ragazzo che non si espone, non è uno di quelli che ti chiede cos’hai fatto il giorno prima. Anche in spogliatoio era di poche parole”. Non ama le interviste e molti dei post che pubblica su Instagram sono ‘muti’, senza didascalia. Tra i pali, invece, la sua presenza si fa sentire tantissimo: 194 partite ufficiali con la maglia rojiblanca addosso (41 in Champions) e per ben 109 volte non ha subito gol (23 nella massima competizione europea). Un muro. Impressionante. E dire che inizialmente, appena arrivato all’Atletico, non era lui il titolare della squadra: per i primi sette mesi della stagione 2014/15 giocava Moya e lo faceva pure bene. “Jan ci soffriva per questo, era triste e si notava” racconta in esclusiva Siqueira, che non dimentica l’esordio dello sloveno in Liga: 21 marzo 2015 contro il Getafe. Tanto per cambiare fu clean sheet. L’Atletico però sapeva esattamente le gerarchie future del club, tant’è che l’attuale direttore sportivo Andrea Berta - colui che andò in prima persona a trattare Oblak con il Benfica pagandolo 16 milioni di euro - confidava agli amici più stretti: “Moya una garanzia? Sì, ma il fenomeno è quello seduto in panchina”. Anche Siqueira era certo del successo dello sloveno: “Non appena Jan ha saputo dell’interessamento dell’Atletico mi ha chiesto qualche consiglio, come fosse la società, la città, la squadra. Mi ripeteva ‘ma com’è la Spagna? Come si vive lì?’. Poi insomma, il costo del cartellino era alto, un record assoluto per un portiere in quegli anni. Ma io gli dissi chiaro e tondo ‘vai! Se c’è anche solo una possibilità di andare lì, vai, perché è un salto in avanti importante per la tua carriera e il tuo valore si alzerà minimo di 30/40 milioni”. Profetico, Guilherme, che oggi lavora nel mondo dei procuratori. Nel febbraio 2016 Oblak rinnova fino al 2021 a 5 milioni di euro a stagione con clausola di rescissione a 100. Liverpool (gennaio 2018) e Chelsea (quest’estate) le due uniche squadre disposte a pagarla ma il giocatore ha detto no. Adesso Jan è uno dei (se non il) migliori portieri del mondo ed è pronto a prolungare ancora il suo vincolo, viscerale, con l’Atletico, firmando fino al 2024 a 10/12 milioni l’anno. Si alzerà anche la clausola: chi lo vorrà, dovrà sborsare 150/200 milioni.
A 16 anni, Jan, era già in serie A slovena. Talento precoce, straordinariamente eccezionale, la cui forza sta nelle manone giganti e nella testa oltremodo matura: “A 16 anni sentivo di averne 4/5 in più. Non so perché però mi sono sempre sentito più grande di quanto fossi realmente” ha rivelato lo stesso portiere in una delle poche interviste che ha rilasciato in carriera. Il carattere, chiuso e serio, l’ha preso dai genitori, che sono andati a vivere soli da giovanissimi. Da Oblak senior - è arrivato fino alla serie C slovena - ha ereditato la passione per i guantoni: Jan, da piccolo, si metteva dietro la porta del papà e andava a destra quando lui si buttava a destra, correva a sinistra quando lui si tuffava a sinistra. Se subiva gol la viveva peggio del babbo. Ambizioso. Il ragazzo, inoltre, è determinatissimo: a 10 anni lascia la sua città, Škofja Loka, per andare a giocare nella capitale, Lubiana. Accadeva spesso che i genitori lavorassero e non potessero accompagnarlo agli allenamenti, così lui prendeva la bicicletta e andava: 27 chilometri andata, 27 ritorno. Nei giorni di grande pioggia o neve fredda l’unica via erano i mezzi pubblici, treno o autobus. E il rientro a notte fonda era garantito. Dall’alto del suo metro e novanta Jan adora il basket, e non poteva essere diversamente per un portiere che con la palla tra le mani è cresciuto. Ma c’è un piccolo bug nel sistema rojiblanco: il suo giocatore preferito è Luka Doncic, connazionale sloveno, attualmente al…Real. Questione di derby. Anzi: “Derbi!”, direbbe il silenzioso Oblak, che quando parla si esprime in uno spagnolo castigliano fluente. D’altronde, a Madrid si sente a casa e l’Atletico sarà la sua famiglia, almeno, per i prossimi quattro anni.