“Ogni giorno un sorriso…”. Ama la libertà, non gli piace star troppo stretto. Deve essere libero, in primis di sorridere. Perché la vita, forse (di tautologico nel mondo d’oggi è rimasto quasi nulla), va presa con leggerezza, con sana spensieratezza. Quella stessa che prova sempre a mettere in campo, su ogni pallone. Alejandro Rodriguez, detto Peter Pan (non a caso…): “Dopo ogni gol, con le braccia imito la sua postura mentre vola. Dobbiamo pensare di volare, dobbiamo sognare, sennò le nostre vite sarebbero tutte troppo normali”. Corre forte anche in ambito filosofico il Torero di Sant Cugat, anzi…“Torero Camomillo come mi dicono i magazzinieri”.
Italiano fluente, “merito della mia compagna che mi riprende non appena sbaglio qualche verbo” ma soprattutto entusiasmo. Il segreto, la virtù di chi pensa con la propria testa, di chi con un bel sorriso riesce ad andare oltre a quelle difficoltà che inevitabilmente la vita ci propone. Ha sempre avuto le idee fin troppo chiare Rodriguez, tranne una volta, a scuola… “Ero indeciso, non sapevo se continuare a studiare o meno. I classici problemi che hai a sedici anni… ‘Che cosa voglio fare nella vita?’. Così comincio a mandare il mio curriculum a vari supermercati. Poi ci ripenso e dico ‘No Alejandro, aspetta un attimo’. Alla fine mi sono diplomato e ho continuato a giocare a calcio. Anche se ammetto che un lavoro che mi ha sempre affascinato è quello di fare l’insegnante di educazione fisica perché amo lo sport in generale e soprattutto i bambini. Mia figlia mi ha cambiato la vita, mi trasmette una serenità incredibile”.
Il destino, tuttavia, aveva già segnato il suo cammino: pallone e…codino. L’uno che accompagna l’altro, un mix di quelli importanti…. “Cominciamo dal pallone, che è meglio (ride). Io ho fatto le giovanili nell’Espanyol poi con il cambio di dirigenza mi sono ritrovato a diciotto anni a dover cambiare aria. Decido, dunque – racconta Rodriguez ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – di andare tre giorni in prova ad una squadra tedesca, ma quello non era l’ambiente ideale per me. Io sono uno solare, che ha bisogno di sorridere sempre e di vedere il sorriso nella gente che mi circonda. Il secondo giorno mi chiama il mio vecchio procuratore e mi dice che c’è una squadra italiana interessata a me. Quando ho sentito la parola Italia mi si sono illuminati gli occhi, senza nemmeno pensarci sono preso e sono partito per Misano Adriatico. Gioco un’amichevole con la Primavera del Cesena, faccio quattro gol…il giorno dopo firmo il contratto”. Una valanga d’emozioni, un moto perpetuo di energia. Non si ferma mai, Rodriguez… “Come il giorno del debutto in Serie A contro la Juventus. Entro dalla panchina e comincio a pressare tutti, ad un certo punto ho dato una ‘legna’ a Sorensen. Arriva subito Bonucci e mi viene addosso. Io ero tranquillo, ma a lui si vedeva che quell’entrata lì non gli era proprio andata giù. Alla fine Grosso gli fa l’occhiolino e tutto si risolve. Con Grosso poi ci siamo anche scambiati la maglia”.
Arriviamo inevitabilmente all’acconciatura. Originale, scintillante…impossibile non notarla! “Ormai il codino me lo porto dietro da quattro anni, mi ci sono affezionato. A Cesena, rispetto alla Spagna, d’inverno fa molto freddo e così andavo sempre in giro con il cappello. Il tempo di asciugarmi i capelli e me lo rimettevo subito. Passa un mese, due, tre…arrivo a Primavera che i capelli, senza nemmeno che mi accorgessi, erano diventati lunghissimi e mi davano fastidio. Da qui è nato tutto, poi è una cosa che si nota, particolare e a me piace esser diverso, un po’ fuori dagli schemi”. D’altronde per poter ‘inventare’ serve una certa personalità…
Quella di Rodriguez è nitida, ben definita… “Chi non mi conosce può pensare che io sia uno di quelli che se ne frega di tutto, ma non è assolutamente così. A me piace prendere le cose alla leggera, pensare che ad ogni problema corrisponda una soluzione. E, ripeto, sorridere sempre…”. Come un marinaio, libero in mezzo al mare. Il tramonto, il rumore delle onde, la brezza marina d’estate… “Tutte immagini della mia infanzia. Nel braccio sinistro mi sono tatuato tutti simboli marini: una bussola, un timone, un’ancora, i nomi della mia compagna e di mia figlia”.
Pirata, Peter Pan, Torero… da un soprannome all’altro, Rodriguez. Che sabato è stato decisivo nella vittoria del suo Cesena a Cittadella… “Mi dispiace comunque perché potevamo fare un campionato diverso. E’ andata così, siamo stati anche sfortunati ma allo stesso tempo bravi a tirar fuori tutta la rabbia che avevamo nel momento decisivo della stagione”.
Sguardo sicuro, sorriso sincero. La spensieratezza di un ragazzo del mare, la convinzione di chi crede davvero e combatte per le sue idee. Perché nella vita basta poco per essere felici, basta un sorriso. Segna anche a parole Rodriguez…