Un attaccante puro uscito da La Masia in un periodo storico di centrocampisti e "falsi nueve" a Barcellona. Una gemma rara, un giocatore bravo, Iker Bravo. Classe 2005, ha già giocato con i blaugrana, Bayer Leverkusen e Real Madrid (con cui ha segnato 23 gol e 6 assist con la Juvenil A tra campionato e Youth League in questa stagione) e ha addirittura vinto il premio di MPV dell'Europeo U19. La scorsa estate il passaggio all'Udinese e ora la prima rete in Serie A, nel match contro il Venezia. Talento.
Dalla delusione Blaugrana ai record di precocità in Germania: storia di un lavoratore
Una punta cresciuta nella Cantera del Barcellona è un mix pericoloso per le difese avversarie. Bravo non è solo un finalizzatore ma ha acquisito una grande capacità di rifinitura e movimento tra le linee. Per fare la differenza in campo prima delle partite ascolta sempre musica in francese con ritmo africano, molto potente nei suoni per entrare a tutta forza. Se vuoi emergere tra i tanti talenti del settore giovanile Blaugrana però, serve di più. E la personalità non è mai mancata a Iker.
"Me lo ricordo al Barça. Quando le cose andavano male, chiedeva sempre palla ed era in grado di trascinare tutti da solo", ricorda di lui Alberto Encinas (vice allenatore del Bayer Leverkusen). Eppure il suo idolo non è Messi, ma Cristiano Ronaldo. Questione di stile e di posizione in campo. Anche Ibrahimovic lo ha sempre appassionato ma quando è arrivato il momento di prendere un punto di riferimento non ci sono stati dubbi: CR7.
Avendo come compagni Gavi e Balde, non era facile farsi notare dalla Prima squadra ma nell'estate 2021 arriva una grande delusione. Il primo grosso ostacolo della sua carriera. Iker Bravo e i suoi agenti hanno incontrato i responsabili delle squadre giovanili del Barcellona che non si concluse come Bravo sperava. Sebbene avesse ricevuto altre offerte, la sua intenzione (condivisa dalla sua famiglia) era restare al Barça, il club della sua vita ma il club spagnolo non aveva un piano definito per lui.
Ecco allora la decisione di volare in Germania, a Leverkusen dove hanno fin da subito creduto nel suo talento. L'esordio tra i grandi infatti non tarda ad arrivare (anche se nel ritiro estivo di pre-campionato non era preventivato) e il 7 novembre 2021 diventa il terzo calciatore più giovane a debuttare in Bundesliga dopo Moukoko, battendo anche il record di precocità di Wirtz.
Il salto di qualità poi è arrivato nella sua ultima stagione alla Juvenil A del Real Madrid. Tutto merito di quel "pazzo" (così definito da Bravo per paragonarlo a Guardiola) del suo allenatore Arbeloa. Lo spagnolo è stato capace non solo di farlo crescere dal punto di vista tattico ma di avere anche l'intelligenza emotiva di capire le sue sfumature come persona e renderle un suo punto di forza. "Se lo avessi davanti per prima cosa gli darei un grande abbraccio - ha rivlato a Marca il classe 2005 -. Poi lo ringrazierei a lettere maiuscole per tutto quello che ha fatto per me, soprattutto a livello personale più che nel calcio. Perché l'allenatore non mi insegnerà a tirare ma ti capisce così tanto, ha vissuto così tante situazioni nel calcio ed è stato in così tanti spogliatoi, che mi ha dato consigli su come affrontare le frustrazioni e come comportarmi in uno spogliatoio".
Anche se non sempre è andato tutto bene, anzi uno screzio che c'è stato tra i due è stato la svolta nel suo periodo in Blanco. Dopo un'espulsione a Valladolid, Iker è andato all'allenamento successivo per chiedere scusa ai miei compagni per averli lasciati in dieci e poi si è diretto nell'ufficio di Arbeloa.
"Hai molti vestiti a Madrid?", gli ha detto subito l'ex difensore del Real. Bravo è rimasto fermo, non sapendo come reagire ma capendo il senso della domanda. O cambi atteggiamento o torni in Germania. "Non me ne vado di qui!", ha risposto il classe 2005. E Arbeloa gli ha dato una seconda chance, che l'attaccante ha sfruttato in pieno iniziando a segnare e a fare buone prestazioni.
I segreti che lo hanno reso uno dei 2005 più interessanti al mondo
Ogni anno poche ferie, ma un programma di allenamento quotidiano con il preparatore atletico. Nessuno sgarro ma un'alimentazione curata dodici mesi all'anno. Per Bravo non è un sacrificio ma pura motivazione ad arrivare in alto, proprio come il suo idolo Cristiano Ronaldo.
Del resto è una cosa normale se fin da bambino ti pongono davanti a una scelta di vita. "Che bicchiere vuoi alzare?", gli chiesero nelle giovanili indicando un bicchiere di vino e il "bicchiere" della Champions League. "Se vuoi davvero la Champions League devi solo lavorare, lavorare, senza fermarti, non c'è riposo per chi vince", gli dissero. Messaggio ricevuto.
Fuori dal campo Iker è una persona molto normale. Non ho bisogno di grandi cose per essere felice. Appena ha tempo libero va con i suoi amici in spiaggia oppure all parco raccontandosi storie e ascoltando musica (Flamenco, ovviamente). Sogni da realizzare? Giocare un Mondiale con la Spagna e vincere la Champions League. Udinese avvisata.