Dalla Primera Division argentina con il Velez Sarsfield al Troina, serie D italiana. Scelta coraggiosa quella di Federico Vazquez, stesse iniziali del più famoso Franco. Lo scorso giugno ha fatto le valigie e preso un biglietto per l'Italia, senza pensarci due volte e adesso Troina sogna... L'attaccante argentino, classe '93, sta trascinando il piccolo club siciliano dell'omonimo comune di appena 9 mila abitanti verso il professionismo, in coppia con il senegalese Modou Diop: 18 reti per i gemelli del gol. In realtà Federico non è poi tanto solo perché nell'avventura ad Enna è accompagnato da una colonia di altri 8 giocatori argentini. Risultato? I siciliani hanno fatto il vuoto nel girone I: otto punti di vantaggio su Igea Virtus e Nocerina seconde, la serie C non è più un sogno proibito... Ma come mai un giocatore della massima serie argentina sceglie la D italiana? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. "Perché l'Italia è sempre l'Italia, un calcio difficile e molto competitivo, dove puoi crescere e imparare tanto" - dichiara Vazquez ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Appena ho saputo della possibilità di venire a giocare qui non ci ho pensato tanto, ho detto subito sì. Non mi importa la categoria, anche se, ovviamente, il mio obiettivo è quello di arrivare in serie A. Qui al Troina mi trovo benissimo, in società sono stati tutti molto carini con me, fanno tutto il possibile per mettere un calciatore a suo agio. E' un piccolo club, ma ambizioso e i risultati lo stanno dimostrando".
Otto gol in dieci partite, Federico ci hai messo poco ad adattarsi alle ruvide difese italiane... "Sì, molto dure, a casa torno sempre con qualche regalino indesiderato (ride). I difensori italiani sono bravi, forti fisicamente e molto disciplinati. In Argentina si gioca più sull'istinto che sul tatticismo, qui il gioco si imposta dai difensori e nessuno deve essere fuori posto. Poi sanno farsi rispettare, ma anche io non mi tiro indietro... Il primo obiettivo per me è entrare nel cuore di compagni e tifosi, mettermi al servizio della squadra. Non guardo la classifica dei cannonieri, anche se non voglio essere ipocrita, mi piace fare gol... Ma il tutto deve essere utile alla squadra: se segno e non facciamo punti non provo le stesse emozioni. I miei gol devono servire a raggiungere la serie C. Poi vediamo quante reti sarò riuscito a fare". Vazquez partiva avvantaggiato: "Sì, un po' di italiano lo conoscevo, mia moglie è di origini italiane, di Fermo. E non sono parente di Franco, sento che stai per chiedermelo (ride di nuovo)".
Idoli? In Argentina avrai avuto l'imbarazzo della scelta..."Eh... in realtà è brasiliano. Da piccolo impazzivo per Ronaldo, il fenomeno: unico. Modelli? Non mi sono mai fissato su un calciatore in particolare, guardo tutti i migliori attaccanti del mondo, anche di epoche diverse: da ognuno c'è qualcosa da imparare. Ammiro molto Ibrahimovic, attualmente mi ispira di più Harry Kane. Però non mi sono mai detto 'ecco, vorrei essere come lui...'. Ogni giocatore è speciale. Non ho mai avuto una squadra del cuore, anche se giocare per tanti anni per il Velez ha fatto nascere un affetto particolare per questo club". In Italia conosciamo bene i goleador argentini: quale degli attaccanti della seleccion ti piace di più? "Tolto Messi, di un altro pianeta, per le mie caratteristiche e posizione penso che il punto di riferimento migliore è Maurito Icardi, giocatore fantastico: non si segnano 94 reti in serie A a 24 anni per caso. Però se devo essere sincero, nonostante il ruolo diverso, mi piace di più Paulo Dybala: è una meraviglia per gli occhi vederlo giocare".
Per te un inizio diverso dal solito, con il pallone misura 3: "Sì, ho inizato con il calcio a 5. Poi a 9 anni mi ha preso il Velez e lì ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra. Difficoltà tante, come tutti, ma se hai un sogno... Io il calcio lo sento dentro, per me è tutto e per crescere ho deciso di fare le valigie e venire qui, la miglior palestra calcistica del Mondo. Mi piace giocare semplice, senza giochetti, colpi di tacco, dribbling fini a se stessi. Punto sempre alla porta, all'area: più giochi semplice più hai possibilità di incidere per me". In squadra, nel Velez, c'era anche Mauro Zarate: ti ha consigliato lui di venire qui? "Sì, è capitato diverse volte di parlare del calcio italiano con Mauro e me ne ha sempre parlato benissimo. Quando ho preso la scelta di venire qui mi sono consultato con tutti i compagni che hanno avuto esperienza nel calcio europeo. Mi hanno detto "vai": ho accettato il consiglio". A proposito di compagni, in Argentina hai giocato anche con Pratto: qui ci siamo chiesti a lungo perché Bauza sceglieva lui e non Icardi: "Perché Lucas in quel periodo giocava in Sud America e quindi era più facile da seguire. E' un attaccante che gioca tanto per la squadra, che si sacrifica. In un reparto offensivo ricco di talento come quello argentino serve un giocatore così, che corre e sgomita anche per gli altri. Bauza lo ha visto spesso in Brasile e lo ha preferito a Mauro per questo motivo".
Oltre al calcio c'è spazio per altro nel tempo libero? "Mi piace stare con chi mi vuole bene. La mia famiglia, mia moglie e mia figlia, i miei amici. A volte queste piccole cose sono troppo trascurate, per me sono importantissime. Se non ho proprio nulla da fare allora gamepad e Fifa: eh sì, ogni tanto ho il vizio della Playstation...". Obiettivo? "Voglio migliorare come giocatore e come persona e poi vedremo dove sarò arrivato: io ci metto il massimo impegno. Giocare a calcio è un privilegio e voglio meritarmelo. Oggi sono in Sicilia e il mio obiettivo è portare questa squadra in serie C. Voglio fare bene per il club, i compagni e i tifosi". Troina è autorizzata a sognare...