Dal dodicesimo posto in classifica al primo. È innegabile che lo scorso gennaio l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic al Milan abbia cambiato il volto dei rossoneri. Se adesso Pioli e i suoi ragazzi sono in testa alla Serie A, il merito è anche del trentanovenne svedese, che a dispetto dell’età in campo fa ancora la differenza.
Intervenuto ai microfoni di Sportweek, Ibrahimovic ha toccato diversi argomenti, partendo dal suo ritorno in Italia. “Lo scorso gennaio, quando arrivai, il Milan era dodicesimo. Gli altri avevano già scritto il nostro finale, avevano giudicato prima di vedere i risultati. Invece siamo arrivati al top e stiamo dimostrando di essere parte dell’élite del calcio italiano”.
Vincere. Sempre, comunque e ovunque. E forse è proprio questa ossessione per la vittoria che rende Ibrahimovic così competitivo anche a 39 anni. “La vittoria è la mia droga. È difficile da spiegare, quando sono in campo io devo vincere a tutti i costi. In allenamento ho vinto il 95% delle partite giocate, non è una bugia. Sono troppo fissato per la vittoria, ma troppo. Anche i miei compagni sono così, dopo il pareggio con il Parma erano tutti arrabbiati, sei mesi fa sarebbero stati contenti”.
In Italia ha vestito le maglie di Juventus, Milan e Inter, ma in carriera anche quelle di Malmo, Ajax, Barcellona, PSG, Manchester United e L.A. Galaxy. Ma il numero 11 rossonero si sente a casa solamente da una parte.
“Ho grande rispetto e ricordi per tutti i club in cui ho giocato. Ma qui al Milan mi sento a casa. Ogni mattina vado a Milanello e non ho fretta di tornare a casa, perché questa è casa mia. A Milano ho tanti amici e non sarà strano per me viverci anche quando avrò smesso di giocare”.
Lo svedese, poi, parla del Pallone d’Oro, riconoscimento che ancora non detiene nella sua bacheca personale. “Non cambierei mai i miei 12 Guldbollen – il Pallone d’oro svedese – per uno di France Football. Ho visto tanti calciatori che hanno vinto Mondiale, Europeo, Champions League e Pallone d’Oro, ma poi sono spariti. Io gioco da 25 anni e sono sempre al top. Nel mio caso non si tratta di un solo colpo fortunato…e c’è una grande differenza”.
L’intervista completa sulle pagine di Sportweek