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Data: 10/02/2017 -

I viaggi, le corna, le coppe e l’addio: Enzo Maresca smette... ma ricomincia dalla panchina

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Il piacere del viaggio. L’amore per il calcio. La fioritura in Inghilterra, la scoperta italiana e la consacrazione spagnola. Mai banale, Enzo Maresca. Una carriera da giramondo, la sua. Roba normale per uno capace di ‘prendere il Toro per le corna’. Un gesto eterno, quello contro i granata. Stacco in cielo, palla nel sacco e via con l’esultanza. Chiamateli attimi. Già, 5 maggio: trionfo inaspettato della sua Juve ai danni dell’Inter. E tante altre emozioni. Dai 18 ai 36 anni. Un uomo di mondo, Enzo. Fino all’ultimo capitolo, Verona. “Grazie di tutto e in bocca al lupo per il futuro”. L’annuncio di Fusco, il ds dell’Hellas. ‘Crepi il lupo’, risponde Maresca. Perché dopo aver giocato in quattro nazioni diverse, Enzo smette. Sì, è ora di stabilizzarsi.

Stop. Ma si ricomincia, subito. ‘L’idea in futuro è quella di allenare’. Quando e dove? Presto per dirlo. Anche se Enzo in panchina siederà, sicuro. E quante strade ha preso la sua carriera. Valigia in mano, scarpette in borsa, pallone e via. Subito lontano da casa, a 11 anni il primo esodo. Da Salerno a Milano: in rossonero. Ma fu una parentesi breve al Milan. Meglio crescere dove tutti ti conoscono, gli dissero: ritorno in Campania. E invece, subito Cagliari. Seguendo poco dopo l’esempio di Gattuso:‘Vai all’estero, crescerai’. Detto, fatto. Il West Bromwich chiama, Enzo risponde. Serie B inglese, lontano da tutti. A soli 18 anni, ma che esperienza. ‘In Inghilterra ho vissuto emozioni incredibili. Come quella nel derby col Birmingham, davanti a 45.00 spettatori’. Enzo, però, ancora non sapeva cosa gli sarebbe capitato. Perché due anni dopo bussa la Juventus. Cambio dell’armadio, check out e dritto a Torino. Già, il Toro. Che momento. Febbraio 2002: traversone di Thuram, incursione di Enzo. Colpo di testa ed esplosione. E corna. Scimmiottando Ferrante, un habitué del gesto.

Sì, scudetto con la Juve. 5 maggio. Seguito poi dall’intermezzo alla Fiorentina. Poi? In viaggio, sempre. Verso altri confini. L’esodo spagnolo, a Siviglia. Con il gol al Barcellona nel 2006, finale di Supercoppa europea. Senza contare il bis di vittorie in Coppa Uefa. Già, momenti. Come il viaggio in Grecia, all’Olympiakos. Attenzione, arrivano saudade e nostalgia : Italia? No, ancora Spagna. Di nuovo in Andalusia. ‘Perché il trasferimento in Spagna fu la mia più grande fortuna’. Per poi chiudere il cerchio al Malaga. Infine il biglietto di ritorno, nel 2012: a casa. Tra Sampdoria, Palermo e, per ultima, Verona. Anche se con un totale di sole otto presenze in gialloblù. Fino alla rescissione e quell’in bocca al lupo. Perché Enzo è già pronto per ripartire: questa volta dalla panchina.



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