Elena Linari è una calciatrice della Fiorentina Women’s Fc. Gioca in difesa e ha appena vinto lo scudetto con la sua squadra, al Franchi, davanti a 10mila persone. Ma questa è l’ultima parte della storia. La prima ce l’ha raccontata lei, che è nata nel 1994 ma ha un bagaglio di esperienza da fare invidia. “A casa il calcio si è sempre seguito, ma io facevo nuoto. Presto però ho iniziato ad andare ai giardini con gli amichetti, perché all’acqua preferivo la terra e alle bracciate i calci al pallone. Un giorno un compagno mi invitò a fare un provino per l’Atletica Castello. Da quel momento non ho più smesso, con il pieno sostegno di mamma e babbo”. Il “babbo”…Toscana doc Elena (nata a Fiesole) e tifosa della Viola da sempre. Tiene però a precisare la sua sportività: “Se ci sono da fare i complimenti agli avversari non mi tiro mai indietro. E cerco di restare lucida nell’analisi delle partite”. E’ decisa, schietta e le sue idee sono chiarissime anche quando affrontiamo il tema delicato del calcio femminile in Italia: “Servono investimenti, un progetto serio e più visibilità, magari con l’aiuto dei club maschili. E poi il passaggio dallo status di dilettanti a quello di professioniste sarebbe una conquista enorme, perché oggi, tante giocatrici sono costrette ad avere un lavoro oltre il calcio e nella peggiore delle ipotesi a rinunciare a uno dei due”.
Ha il piglio da giocatrice navigata ma la genuina (e rassicurante) spontaneità di una ragazza di 23 anni. Che ha passioni tipiche della sua generazione (musica house e pop, libri e il suo adorato cane Baloo) ma anche un paio che la rendono una voce fuori dal coro. La prima è quella per gli scarpini da calcio: “Me li ha insegnati il babbo Diego la cura e l’amore per gli scarpini, perché sono il mezzo con cui lavoro. Sono un po’ all’antica, mi piacciono quelli in pelle e c'è un marchio che da quattro anni me li fa su misura”. Poi c’è quella per lo sport, che hanno in comune tantissime ragazze del mondo di oggi, ma forse non al livello di Elena: “Seguo tutti gli sport. La mattina apro il giornale, leggo cosa c’è e mi guardo qualsiasi cosa: dal Giro d’Italia alla Formula1 al MotoGp”.
Elena dà l’impressione di essere una persona instancabile, che vorrebbe giornate più lunghe per riuscire a conciliare interessi, amici, calcio e studio (sì, è anche iscritta a Scienze motorie e -indovinate un po’- non trascura neanche quello). Anche per stare al passo con i suoi fan servirebbe la 25° ora: “Mi scrivono in tantissimi, mi dispiace non riuscire a rispondere ad ognuno ma cerco di restare in contatto con loro anche con i social network, condividendo le mie emozioni e svelando qualche dettaglio da dietro le quinte”. E’ ormai una giocatrice amata da tutti, tifosi e non, per l’ennesimo titolo (aveva già vinto con il Brescia Calcio) e perché rappresenta uno dei cardini di una squadra che ha giocato un campionato incredibile.
E non c’è da stupirsi se quest’annata rientra nei suoi ricordi più cari, che sono due: “La prima doppietta in Serie A, quest’anno a Verona, è l’emozione più recente. Ma quel gol con l’Under20 in Giappone, segnato contro il Brasile, ancora non realizzo di averlo fatto”.
Gol importanti, una costante sulle spalle in onore dell’idolo Cannavaro (indossa la 5 in campionato e la 14 (4+1=5) in Nazionale e un soprannome, Linus, datole dal vice di Cabrini e a cui non rinuncia. Come agli scarpini, allo sport, al calcio.