Non è una storia da film, ma le immagini che trasmette un po’ la ricordano. Pensate a un bambino: barca sul lago, con i suoi fratelli e suo padre a pescare. “Hans, cosa vorresti fare da grande?”. Ora André ci ride su, ripensandoci. “Sai, a volte quello che ti regala la vita è incredibile”. L’ambientazione è in Olanda, a pochi chilometri da Groeningen: il villaggio si chiama Beerta. La famiglia Hateboer ha vissuto lì fino a un anno fa: “Ci siamo trasferiti da poco”, raccontano a Gianlucadimarzio.com André e Anita. “Genitori orgogliosi” amano definirsi.
La famiglia Hateboer allo stadio, da sinistra a destra: Sophie (la fidanzata di Koen), Koen, Thijs, André (papà) e Anita (mamma)
"Il calcio? Tutti i giorni, tutti insieme"
Sono sempre stati molto uniti: André, Anita, Koen, Thijs e Hans. Lui, che ora gioca nell’Atalanta, era il figlio di mezzo. Tutti e tre hanno sempre amato giocare a calcio. “Oltre al fiume dove andavamo a pescare, vicino a casa nostra c’era anche un campetto. Ci passavamo del tempo tutti i giorni, ma il più forte ero sicuramente io” ride André. Si parla un po’ in inglese, si mescola qualche parola in olandese. L’unica frase italiana che dicono? “Sempre in trasferta”. Perché da quando Hans è venuto in Italia, i viaggi sono aumentati e di molto.
Koen (a sinitra) e Thijs (a destra) Hateboer un'ora prima della finale di Coppa d'Olanda nel 2015 a fare il tifo per il Groeningen e per Hans
“Però è bellissimo, ci sentiamo parte di una famiglia”, continuano. Mercoledì André e gli altri due figli erano a San Siro. “Se era emozionante? Di più: 40mila persone per vedere la partita. A mezzogiorno eravamo in treno per Milano, alcuni tifosi ci hanno riconosciuti. Sono corsi ad abbracciarci, abbiamo fatto il viaggio insieme”. E poi quando Hans ha segnato, “ci sono venuti i brividi. È un premio per tutti: per l’Atalanta, per i tifosi e per lui. In questi tre anni è cresciuto tantissimo, è stato davvero fortunato ad accettare questa proposta”.
Come Seedorf e Van Basten
Orgoglio è un concetto che ripete di nuovo. Very proud. Poi ride pensando che sia il terzo giocatore olandese ad aver segnato una marcatura multipla con un’italiana in Champions. Gli altri due? Seedorf e un certo Van Basten. “Non ci credo. Veramente?”. Proprio così. “Splendido. Non ti aspetti mai arrivino risultati del genere, invece...”. Invece Hans ci è riuscito: “È un po’ il sogno di tutti i ragazzi che giocano a pallone. Ripeto, Hans giocava in strada: non ha mai lavorato da piccolo con l’obiettivo di diventare ciò che è ora. Era un sogno. Anche se a quindici anni qualche pensiero se l’era fatto”. Cioè? “Ci diceva che gli sarebbero piaciute due strade: calciatore professionista o manager d’azienda. Aveva proprio le idee chiare...”
L'inaugurazione del "Campo Hateboer" a Beerta
Unbelievable
Unbelievable. Incredibile. Il giardino della scuola in cui giocava da piccolo, nel 2016 è stato rinominato “Campo Hans Hateboer”. E ora è anche nel giro della Nazionale. “Speriamo che Koeman continui a chiamarlo. Ci aspettavamo tutto questo? Proprio no, davvero”. Ma un po’ ci speravano. “Si dice che a Groeningen Hans non stesse facendo bene. Non è vero: era uno dei giocatori del gruppo che ha vinto nel 2015 la Coppa d’Olanda. E se non si fosse fatto notare, l’Atalanta non l’avrebbe sicuramente contrattualizzato. Quando si sono fatti sentire? È capitato tutto così in fretta tra dicembre e gennaio 2016-2017, eravamo contentissimi di arrivare in Italia”. È stato pagato un milione da Percassi, chissà ora quanti ne vale. E in Italia si trova benissimo: “Un po’ come noi. Quando veniamo, ci piace andare nella Città Alta di Bergamo a fare, come lo chiamate? Aperitivo?”. Quello. “Ecco, ma non stiamo a parlarvi del vostro cibo, tanto sapete che lo adoriamo”.
Bergamo è molto diversa da Beerta: una città rispetto a un piccolo paese. Ma ha subito accolto Hans e la sua famiglia “Sempre in trasferta”. Un piccolo paradosso per chi come André e Anita in Olanda hanno un Bed&Breakfast: “Due appartamenti per le vacanze. È un lavoro che ci piace molto”. Aspettano magari qualche turista italiano. Per parlare di calcio, di Hans. Uno dei tre figli di cui essere orgogliosi e felici. Niente film: un sogno che diventa realtà. E che si vive con la semplicità, calma e silenzio di sempre. Come quando si va a pescare.
(Si ringrazia Sandro Adamo per la collaborazione)