Basta girarsi indietro di appena tre stagioni e l'immagine del Granada è tutto il contrario di quella attuale: un club retrocesso senza speranza, con 23 giocatori su 35 in rosa in prestito e che dava la sensazione di aver dato il suo addio alla Liga. Oggi lo ritroviamo con un sorriso nuovo, in testa a quella Liga, seppur per una notte sola, e con un progetto sportivo di alto livello che può portare enormi gioie sportive. A partire dal successo contro il Barcellona, squadra che a Los Carmenes si è imparata troppo facilmente a lasciare punti, ma che dà sempre grande prestigio.
Vero il Barça di Valverde di inizio stagione ridimensiona la grandezza dell'impresa: nessuna vittoria esterna fin qui per i blaugrana tra Liga e Champions, quasi troppo brutto per essere realmente accaduto a una squadra che negli ultimi anni ha monopolizzato il calcio spagnolo. In quello stadio arrivò nel 2014 il passo falso probabilmente decisivo nel testa a testa che consegnò la Liga all'Atlético, l'ultimo scivolone prima di quella sorta di spareggio all'ultima giornata che vide trionfare i Colchoneros.
Ma poi c'è da dare i meriti anche al Granada, che dopo l'Athletic si inserisce nella lista di chi in stagione ha avuto ragione dei campioni di Spagna. Tutto stravolto dopo la retrocessione del 2017: la squadra era diventata un punto di passaggio per i calciatori che venivano sostanzialmente acquistato solo in prestito, ma dopo aver assaporato la difficoltà della Segunda, la nuova proprietà cinese (con a capo l'ex presidente del Parma Jiang Lizhang) che ha succeduto i Pozzo ai vertici del club, ha deciso di cambiare filosofia.
E a partire dall'anno scorso, la stagione della promozione, i risultati si sono visti: oggi il Granada ha solamente sei calciatori in prestito, tra cui un talento di grandissime prospettive come Yangel Herrera. Tanti giovani come un tempo, ma anche profili di esperienza come Roberto Soldado: il tutto messo insieme dall''"Allenatore alla moda' Diego Martinez, non ancora quarantenne ma già maestro delle promozioni e grande cultore del bel calcio alla spagnola. Da bambino sognava di giocare per il Celta, ma a 21 anni si rese conto che non sarebbe mai diventato un calciatore di alto livello e decise di concentrarsi già a quell'età sulla sua formazione da allenatore. Un giro lunghissimo su e giù per la Spagna, da Nord a Sud, tra promozioni e belle realtà. Fu preso da Monchi per fare da vice a Emery, poi diventò l'allenatore della squadra B che arrivò fino alla promozione in Segunda. Tutto prima di salire su panchine prestigiose da valorizzare: prima l'Osasuna, poi proprio il Granada, riportato subito dalla Segunda in Liga.
Oggi si può permettere il lusso di battere il Barcellona e di guidare la classifica in Primera. Per una notte c'è il Granada davanti a tutti, festeggiato speciale di una partita che segna i primi grandi passi del nuovo corso, quello che ha chiuso i conti con il passato e che torna a far sognare il Nuevo Los Carmenes, lo stadio maledetto del Barça.
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